mercoledì 28 ottobre 2009

Ancora coming out!

Ieri mi sono svegliato con l'irrefrenabile voglia di dire a qualcuno che ero gay. E anche con quella sempre presente di fare un bocchino a qualcuno. Ma vabbè. Mi è sembrato doveroso soddisfare solo la prima necessità. Così mentre andavo a lavoro, mi sono chiesto a chi mai potrò dirlo? Escluso a priori i genitori e parenti vari, mi sono imposto di trovare qualcuno prima di tutto friendly a cui dirlo. Ma ovviamente nella testa mi venivano in mente pochissime possibilità. Finito di lavorare sono tornato a casa e mi sono messo a preparare per il pranzo perchè sarebbe venuta Roby, una mia collega, visto che nel pomeriggio saremmo andati a lezione. Così, presa la palla al balzo avevo già bello che deciso che introdurre l'argomento. Anche se non ne avevo la più pallida idea.

Anche lei, ovviamente, voleva saperlo. Visto che per uno strano scherzo del destino, o semplicemente per un fortuito caso di lettura del pensiero, ha cominciato a fare battute allusive. "Dai facciamo l'amore sul tuo lettone, facciamo le ninne, non andiamo all'università." Ovviamente io ho fatto spallucce. Non avrei mai avuto le forze di fare nulla del genere. Ma neanche per scherzo. Ho fatto lo gnorri e dopo pranzo siamo andati all'uni come nulla fosse. Ovviamente però io mi sono reso conto di essermi distratto più di una volta perchè naturalmente ieri pomeriggio c'era il ritrovo di tutti i boni del quartiere a spasso. E ovviamente lei vedeva che io mi perdevo nell'ammirazione altrui. Ma pocomale, mi sono detto.


A lezione, vabbè, che ve lo dico a fare. Mi è calato un sonno devastante mentre il prof. ci illuminava sulla meccanica di non so quale tipo di respiratore automatico. Su come farlo funzionare, sui volumi d'ossigeno e quant'altro. Cheppalle. Io al limite della pennica mi chiedevo se Roby aveva avuto una qualche avvisaglia (e mi sembrerebbe strano il contrario, visto che ho diversi specchi in casa e porto anche gli occhiali), oppure aveva avuto una soffiata. Ovviamente la seconda. Lei e la mia altra collega romena aveva discusso ampiamente sui miei gusti sessuali, decretando all'unisono che io ero gay. Adesso. Non voglio essere ne cattivo ne razzista, perchè non lo sono e perchè non potrei mai. Ma prendere e venire da me e fare una domanda diretta, chiara e concisa? No. Ovviamente.


Ma io sono autoironico, grazie al cielo, e così una volta soli ho aperto il solito file. Partendo dagli antipodi. Ovvero da quando il mio prof. alle superiori ci provò schifosamente con me rendendomi gli ultimi due anni di scuola uno schifo. Oppure del mio ultimo trascorso in Abruzzo nel periodo pre-laurea. Dell'arrivo a Roma, e di tutto quello che cè stato dopo, Polpetta inclusa. E del mio essere ciò nonostante Annabelle Bronstein. Insomma una dettagliata scansione di tutto questo periodo. E adesso, sarò sdolcinato, ma hi apprezzato l'assoluta accettazione di Roby per me, e la sua sicurezza e tranquillità nel dirmi che non solo è felice, ma ha anche una marea di amici da potermi presentare.


Per la prima volta una chiara e tranquilla esposizione di me stesso senza preoccupazioni nè paure. Così, in maniera del tutto easy. E ho voluto parlarvene perchè stiamo scendendo troppo nella fobia del terrore gay. Della paura di dire chi siamo. E come viviamo. E' vero che bisogna denunciare gli attacchi omofobici e tutto quello che ne consegue, ma è anche vero, secondo me, che dobbiamo riuscire ad aprirci ed essere noi stessi anche e soprattutto per come siamo. Senza troppe pippe. Altrimenti come si fa a farsi accettare? Come si fa a far capire alla gente che siamo persone normali?


Così in questo marasma di buoni sentimenti e altruistici gesti di rispetto, mi sono chiesto, ma non starò maturando davvero? Non lo so. Cioè credo di si, o forse è solo l'età che avanza. Probabile. A me però piace pensare di essere dannatamentepop, sgrammaticata e fiera di esserlo e pronta all'azione sempre e comunque. E mi sto preparando finalmente a tornare sulle scene questo weekend, il primo dopo circa un mese e mezzo passato a lavoro.

Non vedo l'ora!

martedì 20 ottobre 2009

Salvo per un pelo!

Questa mattina svegliandovi e aprendo i giornali, finalmente avreste avuto notizie sulla mia fine. Ovvero, massacrato dall’ennesimo attacco omofobo nella capitale. Per fortuna non è accaduto. Non è accaduto per l’intervento sorprendente della Polizia. Ieri sera sono uscito di casa verso le 21,40 per andare a lavoro. Nonostante le mie condizioni fisiche non lo permettessero, visto che oltre al raffreddore e alla tosse ieri avevo anche qualche decimo di febbre. Ma tant’è, che mi toccava, e sono comunque uscito per andare a lavoro. Messe le cuffie alle orecchie, ho accesso a palla il nuovo singolo delle Sugababes, “About A Girl”, che oltre ad averne di bendonde, mi provoca una serie di movenze dannatamente pop incontrollate, che si estendono dai piedi, attraversano le gambe, facendo giro sul bacino e raggiungendo le mani per poi ritornare indietro. Insomma ero lì che me la sculettavo per strada con l’ipod a manetta incurante del dramma, che si celava, ovviamente, sempre dietro l’angolo.



E svoltato l’angolo dramma fu. Mentre tentavo di avere una parvenza più umana possibile, mi sento fischiare e chiamare ripetutamente “Hey, heyyyyyyyy!!!!”. Io ovviamente ero in ben altre faccende affaccendato. Insomma l’ormone pop presente in me era letteralmente impazzito, e io non potevo capire che colui che mi chiamava si stava innervosendo. Tutto ciò mentre fumavo, e con la sigaretta riuscivo a creare una nuova, ma vaghissima coreografia con le mani. “Heyyyyyyyyyy”, fischia di nuovo e mi raggiunge bloccandomi venendomi a parlare in faccia. Io finalmente ritorno in me, e messi da parte i discinti panni di Heidi delle Sugababes finalmente mi rendo conto che quel tipo stava cercando di avere un contatto verbale con me. “Aò. Ma nun ce senti. Te sto a chiamà da mezz’ora”. Si introduce lui. Un ragazzo di colore, alto circa un metro e novanta, con un fisico devastante (gli addominali erano visibili da sotto la maglietta), un berretto da hiphoppers e nei pantaloni xxl. Al mio occhio in quei pantaloni c’era anche qualcos’altro di notoriamente xxl. Vi ho mai detto del mio disinteressato desiderio di avere una storia con un hiphoppers e/o con un ragazzo di colore??? Ovvio che no.

Ho subito pensato che nonostante il suo aspetto duro e massiccio, rinchiudeva in lui uno sguardo tenero, dolce e anche drammaticamente interessante. Indeciso se dichiarargli il mio amore per lui oppure presentarmi semplicemente come Annabelle Bronstein mi sono ritrovato a scusarmi per non aver colto il suo fischio, visto che ovviamente non ero mai stato un cagnolino. “Si scusami, avevo la musica alta… Dimmi…” Esordisco incerto. In quel preciso istante il suo lui cattivo si impossessa del suo lui carinodolcepompatomisonoappenainnamoratodite, si avvicina con fare minaccioso e mi prende il braccio destro pizzicandomelo manco fosse mia nonna, io faccio un mezzo passo indietro terrorizzato in un nanosecondo, e penso già alla pressione dei media su di me il giorno dopo e a mia mamma e mio padre al telefono che vogliono spiegazioni valide. Ma i miei pensieri svaniscono in una nuvoletta, quando mi rendo conto che di fronte a noi, per strada, ce una simpatica pattuglia di poliziotti che forse da quando il mio quasi aggressore si è avvicinato sono lì che si guardavano la scena in attesa di agire.

Mamma adoro. Neanche le Charlie’s Angels. Il mio semi aggressore segue il mio sguardo e si rende conto di essere osservato, molla la presa e diventa il bonone dolce di prima. Sorride tra i denti ma si vede che gli rode il culo. Ed interrogativo urla “Aò, mo nun se po’ chiede manco na sigaretta? Aò ce l’hai na sigaretta da darme? Gliela posso chiede na sigaretta a sto pischello, ma che davero???”. Dalla macchina nessuna risposta. Io caccio il pacchetto e gli porgo una sigaretta. Lui sottolinea ancora una volta il suo concetto, “Ma che davero? Nun posso chiede na siga?”. Io sorrido, anche se sono un misto tra Keisha delle Sugababes appena buttata fuori e le Spice girls riunite nel world tour. Tutte e cinque assieme. Attraverso davanti la volante e il poliziotto, mi chiede “E’ tutto ok?”. E’ lì, in quel momento ho realizzato il mio grande sogno: rispondere ad un poliziotto con un tono spaventato ma tranquillo “Si ageeeenteeeee, (pausa) adesso va tutto bene (pausa, pausa) grazie tante (pausa / semisorriso)”.

Appurato che ero sano e salvo per una volta, grazie all’intervento inaspettato dei poliziotti, ovviamente entrambi bonissimi e dolcissimi; ho optato per non rimettere le cuffie, accelerare il passo e raggiungere il mio posto di lavoro. E iniziare seriamente ad avere un atteggiamento meno gay… oppure semplicemente pensare all’eventualità di smettere di fumare. Anche se in definitiva credo sempre e comunque di averne di bendonde.

domenica 11 ottobre 2009

Uguali. Ma in senso lato.

La mia inaspettata giornata di ieri è cominciata in maniera del tutto inaspettata: facevo acqua da tutte le parti. E non in senso lato. Nel senso che ero fracico da fare schifo. Svegliatomi all’alba per andare a lavoro mi sono imbattuto in un violento nubifragio. Se mi pensavate morto e seppellito in una bara di legno color betulla da 16,90 euro da Ikea, bè vi sbagliate di grosso. Sono solo senza internet, maledetto signor Fastweb. Comunque ieri mattina mi è toccato lavorare con il mio collega gay, l’unico sul mio posto di lavoro oltre a me. Nei momenti di buco lui attaccava con discorsi sussurrati non proprio positivi sull’imminente manifestazione “Uguali”. Lui non sopporta l’idea delle manifestazioni piene di checche, con i boa di struzzo e le bandiere rainbow. Lui per questo non ci va. Lui però si dichiara di assoluta sinistra, è uno che ride della Mussolini ed è anche fidanzato. A lui interessa solo il fatto di avere diritti civili. Ovvero sposarsi, e essere riconosciuto tale davanti la legge. A lui non interessa neanche la possibilità di poter adottare. Lui vuole essere solo diritti riconosciuti per sé e il suo compagno.
Vabbè. Preciso vivamente che ieri non c’erano le checce col boa di struzzo. Di bandiere rainbow ce n’erano. Volevo urlargli negli orecchi che io allora ero una di quelle checche. Una di quelle che adora dire stupidaggini e bere superalcolici. E sculettare. E non perdere però neanche un occasione per scendere in piazza e magari usare anche due movenze pop. Si è proprio così. E ne vado fierissimo. Comunque. Finito di lavorare, sono andato a rifarmi il look, visto che sono appunto, una di quelle checche. Mamma adoro l’autoironia. Arrivato alle 15 a piazza della Repubblica e mi rendo conto che in realtà non è così gremita come mi sarei aspettato. Cè il palco, lo schermo gigante e ancora non molte persone. Io mi vedo con Guy e poi mi raggiunge Imogeon (il mio nuovo coinquilino, con un nostro amico). Raggiungiamo il palco e ci rendiamo conto che sì, ancora non siamo tutti, ma ci sono già tutti i Vips del giorno. Arriva Paola Concia, con la sua compagna, credo, e che trovo davvero pazzesca. Adoro il suo look. Poi appare Imma Battaglia, con il solito bambino in braccio, che credo vivamente che sia stufo di andare in giro con la zietta lella, visto che dormiva sulla sua spalla. Ma si sa, per la promozione questo e altro. Poi arriva Vladimir. Che vabbè a parte il vestitino dei cinesi, è di un pazzesco imbarazzante. E poi arriva Maria Grazia Cucinotta. E sono rimasto sconvolto. Dal vivo è di una bellezza sconvolgente. E proprio mentre la fotografavo dall’alto un qualcosa mi si poggia in testa.

“Ma che cazzo è?” penso, e soprattutto penso dopo “MISONOFATTOOGGIICAPELLICAZZZZOOO!”. Alzo lo sguardo, e scorgo delle mani enormi che cingono un I-phone. Bè, vabbè, è pur sempre un I-phone. E le mani erano di Giuliano, ovvero attuale direttore di Gay.tv, che resosi conto di aver invaso il mio spazio vitale si scusa, sorride e mi saluta. E in questi momenti che capisco di essere una checca. Io ho sorriso con 2875 denti in bocca. Lui, ovviamente non mi riconosce, anche se ci siamo conosciuti una vita fa in quel di Teate, ma vabbè, vergognatomi in diretta mi sono glissato ed ho raggiunto Guy. Nel frattempo “Uguali” parte, e ci sono le varie testimonianze. La piazza era però un pochetto più piena ma io e Guy eravamo un attimo annoiati e abbiamo deciso di spezzare la noia con un simpatico McFlurry Cornetto Classico. Ottimo. Come al solito. Torniamo sotto il palco e ci raggiungono dei ragazzi che ci danno il cartellone della manifestazione. Manco a dirlo che Guy subito lo ha preso, quasi in un momento di onnipotenza. Il mio cartello però la diceva lunga. “Uguali Alla Taffi”. Mmmmm. Io e Guy ci siamo chiesti allora chi era questa Taffi. Non so forse una lesbica militante del ’68 che ha fatto la storia? Oppure un trans di New York? Oppure un ragazzo che ha preso qualche coltellata per amore? Nulla di tutto ciò. Torniamo quindi indietro dove ci hanno dato il cartello e chiedo a un ragazzo: “Scusa una curiosità”, chiedo “ma chi è LA TAFFI?”. E lui ride. Si avvicina un’altra amica, e dice mentre si sbellica “Hei sti ragazzi vogliono sapere chi è la Taffi!Auhauhuahuahuhauhauua”. Si vabbè, che ridere. “Be allora???” Esigo spiegazioni e attenzione. Praticamente la Taffi è un loro amico molto famoso, a quanto dicono, su facebook. Alla faccia del manifestare per i nostri diritti. Comunque la Taffi ha un harem e persino delle foto orrende. Bè è quindi degno di tutto il mio rispetto. Direi che anche la Taffi ne ha di bendonde a questo punto. Pazzesca.


Tra le testimonianze che mi colpiscono dal palco, rimane quella di Orlando e Bruno, insieme da 44 anni che si amano ancora e dopo tutti questi anni sono lì, che si baciano e dicono di quanto è bello l’amore. Io credo che tra 44 anni ci saremo sempre e solo io e Guy ancora. Due spinsters. Anyway, Amywinehouse il corteo parte, e noi ci accodiamo. In qualche modo che ignoriamo finiamo tipo all’inizio tra l’organizzatrice trans (perdono ma non ricordo il nome) la Concia, la presentatrice e la sua assistente personale, e assistiamo a una scena sorprendente. La presentatrice si avvicina ad una ragazzo e lo accuso di essere stato violento nei confronti della sua assistente durante il pre-manifestazione, lui si difende, e lei con la trans organizzatrice continua a sostenere che non è giusto aggredire le persone. Io ovviamente non so di cosa parlano, ma credo che stiano parlando del fatto che questo ragazzo ha espresso parere contrario perché la Carfagna è stata invitata alla manifestazione e nonostante la sua assenza e il suo noto disinteresse per la comunità gaia sia comunque stata letta la sua lettera. Ma. Poi vabbè la situazione è trascesa in insulti dalla matrice politica. E qui che mi sono reso conto che effettivamente oramai tutto è un discorso politico. E io che non ne cap
isco ancora granchè, ma di certo non mi sento rappresentato assolutamente, mi rendo conto che durante quello sfilare avevamo ben poco di uguale. E ben poco in comune se non la diversità.



Arrivati al capolinea piazza Venezia poi, abbiamo assistito a scene deliranti. Al termine un simpatico blocco della polizia chiudeva la strada sulla piazza, e io e Guy però dovevamo andare verso Via del Corso. Ebbene, a parte che la strada era chiusa per i partecipanti, per cui dovevamo defluire verso i Fori Imperiali, ma non ci lasciavano passare con i cartelli. Oppure per uscire avremmo dovuto fare in modo che i cartelli e soprattutto il messaggio che amplificavano, non sarebbero dovuti essere visibili al di là di quel varco??? CHECCCOSSA??? Cioè io non potevo andarmene in via del Corso con il mio cartello per la Taffi? Vabbè, il delirio. Oppure la semplice e banale conseguenza di avere Alemanno come sindaco. Ah, ovviamente da Roma neanche un’istituzione presente. E’ noto che prima di essere Annabelle Bronstein io sono una gatta sinuosa e furba, e con due moine abbiamo raggirato il blocco poliziesco e siamo andati verso il Corso tranquillamente con i nostri cartelli.



Che dire. La manifestazione non mi ha preso più di tanto, ma sono ancora maggiormente sicuro che in Italia non raggiungeremo mai nulla di concreto finchè un colore politico ci farà sbroccare anche e soprattutto durante una protesta del genere. Nessuno se la prenda, ma a mio avviso non è stato un gran successo. E’ questo è un peccato visto che alla fine è la comunità che ci rimette tutta. Io però non demordo, e ieri ho manifestato non solo per i miei di diritti, per quelli dei mio collega di lavoro che crede di sapere tutti sulle checche ma anche e soprattutto per quelli della Taffi! E non è poco! Absolutely yap!