Rompo il silenzio. Nonostante il giovedì random sia una delle rubriche più criticate
del mese, e nonostante le visite siano triplicate, mi urge aprirmi a voi. Come
se non ci fosse un domani. E mai espressione fu più azzeccata per descrivere
questo periodo. Chi mi conosce bene lo sa che io d’estate rinasco. Ma saranno i
miei 29 anni, che non ho ancora accettato totalmente, e sarà anche il caldo
devastante degli ultimi tempi, io mi sento davvero morire. Dentro, soprattutto.
E non è affatto un bene.
Le
motivazioni sono troppe. E diverse. Sono insoddisfatto per quanto riguarda il
mio lavoro. E malgrado questo so che non è affatto periodo di lamentarsi per il
lavoro. Insomma con sta crisi. Sono insoddisfatto per le mie amicizie. Riesco
solo a litigare ed eruttare acido verso chiunque. Sono insoddisfatto per quanto
riguarda la mia vita sentimentale. Anzi. Fate conto che non esiste. E non mi
interessa davvero nessuno. Sono insoddisfatto della mia casa, e del mio
coinquilino. E non riesco a trovare nessuno che mi dica “Ok, prendiamo casa
insieme”. Nessuno.
E
inaspettatamente sono insoddisfatto del sesso. E nonostante come mi sento, i
miei oroscopi sono pazzeschi. Gli oroscopi che chiunque vorrebbe leggere la
mattina. Io mi sento solo apatico. Triste. Spento. Morto. A tal punto che mi
sembra di vivere la mia vita come se qualcun altro la stesse vivendo per me. E
io sia intrappolato in una merda di avatar orrendo. E non mi riesco a liberare.
Né dell’avatar né di quello che mi circonda. Vorrei scappare, davvero e non
tornare più. Per almeno sei mesi. Ma sono un vigliacco.
E
quando uno è un vigliacco, e ne è
cosciente, non è capace neanche di scappare. Non volevo scrivere robe simili,
sinceramente. Ma devo un post nuovo a questo blog. E mi sono lasciato andare
senza filtri. Perché prima o poi dovrò eruttare. E siccome mi capita di
eruttare con le persone sbagliate, forse è il caso che io lo faccia qui, dove
potete cliccare in alto a destra la croce e liberarvi di questo sfogo. Perché
nel bene e nel male sono questo. E non posso non essere sincero. Almeno qui.
Se
guardo indietro nel tempo ho sempre avuto una vita abbastanza altalenante. Non
sono mai stato pienamente felice, e se forse lo sono stato in realtà c’era
sempre un tassello che non era al suo posto. Forse è vero che io mi fisso. E
forse è anche vero che chiedo affetto a chi in realtà non ha alcuna voglia di
dimostrarmelo. Però se fosse per me mi chiuderei in casa dalla mattina alla
sera senza mettere il naso fuori. E questo non mi piace. Sono spie insidiose di
qualcosa che può trasformarsi in un qualche dramma, vero.
E
si sa, che i drammi sono sempre dietro l’angolo. Ma dovrò pur ricominciare da
qualche parte. Eppure non ci riesco. Sono insicuro. Talmente tanto insicuro che
sto lentamente cominciandomi ad odiare. Odio la mia immagine, e la mia faccia.
E i miei atteggiamenti. E sento crescere solo ansia. Un’ansia che mi sta
consumando. Nelle ultime tre settimane ho passato il pomeriggio sul letto. A
pensare. A pensare cosa scrivere. E non mi è venuto in mente niente. Quando in
realtà potevo cominciare a chiarire innanzitutto a me stesso chi sono.
Perché
in fondo è questo il mio problema maggiore. Chi sono? Sembra che tutti sappiano
chi io sia. Lo sa mia madre, mio padre. Mio fratello. E addirittura la sua
ragazza che mi conosce da meno di due anni. Lo sa mio zio, che sfrontato fa
battute come se ci fosse una confidenza. Lo sanno i miei amici. Anche se poi mi
incavolo per un nonnulla. Lo sanno i miei colleghi di lavoro. Che credono che
il mondo finisce al di fuori del timbro marcatempo. E lo sanno i miei numerosi,
e diversi amanti. Che pensano che mettere un cazzo in culo sia la soddisfazione
più alta alla quale possano aspirare. O possa aspirare io.
Potrebbe
anche essere così, per loro. Non lo metto in dubbio. Ma per me? Cosa è davvero
importante per me? Questo non lo so. O faccio finta di non saperlo. Perché
forse è meglio così. Fa meno male. In fondo quanti di voi vogliono soffrire in
maniera cosciente. Nessuno penso. Io lo faccio, costantemente. E mi illudo che
il domani sia meno grigio, quando poi il giorno dopo è sempre peggio di quello
prima. E non ci sono movenze pop che tengano. Perché non mi va. Non mi va
davvero di fare niente.
Lo
psicologo, dirà sicuramente che devo capire da solo. Ma io non gliela faccio a
capire niente. Riesco a malapena a capire dove mi trovo ultimamente,
figuariamoci se posso capire qualcosa di così profondo e impercettibile. Almeno
agli occhi miei. E mi dilungo in cattivi pensieri che non mi danno risultati
anzi, insinuano ancora più dubbi. E perplessità. La mia unica mossa, ed è
quello che farò, perché insomma, smerdarmi così in maniera chiara dovrà pur
servire a qualcosa, sarà pensare a cose piccoli e facili da realizzare.
Cose
con un obiettivo chiaro, raggiungibile e
misurabile. Senza aspettarmi troppo dagli altri, e da me stesso soprattutto.
Ricominciare, poco a poco a riprendere confidenza con me stesso, e con i miei
simili. Perché neanche più quelli capisco poi tanto bene. E sperare, che in
fondo, tutto questo prima o poi finisca. O si esaurisca da solo. E pensare, per
la prima volta, solo ed esclusivamente a me. Sperando che il caldo soffochi
anche questo luglio grigio e triste.