giovedì 23 luglio 2009

Diari Estivi: Annabelle e il mondo dei motori!

Sapete qualè la cosa più divertente che vi può succedere? Essere in ferie, e tornare a casa dei vostri genitori in Abruzzo, per passare una metà del suddetto periodo. Adesso. Un essere umano normale andrebbe al mare e si riposerebbe. Annabelle Bronstein, in quanto tale deve sempre e comunque fare cose fuori dalla norma. E così oggi, per convincere mio padre della mia totale eterosessualità sono uscito con mio fratello. Immaginate. Il caldo torrido, Madonna nello stereo a palla e mio fratello che mi abbassa in continuazione il volume. Ma non solo. Io abbasso i finistreni e lui li rialza perché gli arriva troppa aria in faccia. Ma che cazzo di palle. Che cazzo di palle. Prima tappa il meccanico per fare la revisione alla macchina scaduta da tre mesi. E vabbè. Io fatto finta di capire tutto quello che mi è stato detto. Ovvero come si controlla l’acqua, l’olio e un’altra cosa che non ricordo. Ma la pantomima è durata fin troppo poco. Cioè neanche cinque minuti. Giusto il tempo che il simpatico Meccanico Antonio mi ha messo in mano i ferri del mestiere (ovvero un sondino per vedere il livello dell’olio) e mi ha detto ora fallo tu. Panico. Sgomento. E io che fantasticavo interviste con il suo collega. Che palle. Dopo aver fatto di fare quello che faceva lui, mi ha chiesto: “Allora? L’olio è sufficiente?”. Ma dove siamo a scuola? Non è detto che io debba capire quanto olio cè in questa macchina di merda. Oppure no. Esistono i meccanici. I carrozzieri. Gli elettrauti. Diversi sono gli specialisti dell’automobile che in caso di difficoltà mi aiuterebbero. Oppure anche Tonino, il mio meccanico di Casalotti. “Evidentemente non hai capito nulla!”. Sentenzia questo ignorante di Villareia di Cepagatti che scopro dai discorsi di mio fratello essere dimagrito almeno venti kg nell’ultimo periodo. Lo odio ancora di più. Comunque io non mi do per vinto. E dopo il meccanico la seconda tappa è l’auto-lavaggio. Mio fratello decide di andare al Megalò dove ci sono degli autolavaggi self-service. Il Megalò (o comunemente detto Mongolò dai teatini) è l’unico motivo di svago di tutta la zona. Ovvero il più grande Centro Commerciali di Chieti di tutti i tempi. Arriviamo e mio fratello da buon navigato di lavamacchine va a cambiare i soldi e prende i gettoni. Io chiudo i vetri e serro gli sportelli. E poi comincia la folle corsa. Dovete sapere che questi lavaggi self-service diventano delle vere e proprie macchina da guerra a tempo. Sputano acqua e sapone ad una pressione devastante e trasformano chi la utilizza in dei dittatori. Così acceso l’aggeggio malefico, mio fratello mi lancia una spugna, e manco fosse su un territorio minato mi dice “Tu stammi dietro!”. Io sono interdetto. Ovvero? Cosa dovrei fare. E guardo interrogativo la spugna. E lui. “Quando passo sulla macchina poi passaci la spugna, altrimenti lo sporco non se ne và. Dai muoviti!”. E parte il delirio. Acqua ovunque, il caldo torrido delle 2 del pomeriggio e la furia devastante nei suoi occhi. E io che lo credevo un rincoglionito. Lui con quella pompa dell’acqua mi impartisce ordini e io devo eseguire veloce e senza distrazioni., altrimenti mi fa il bagno. Così lui gira intorno alla macchina e io dietro di lui che seguo la scia che lascia per levare meglio lo sporco, ma lui è talmente veloce che mi doppia e quasi mi ritrovo zuppo di sapone. Vabbè. Mi metto all’angolo per riprendere fiato, e ovviamente succede l’irreparabile. Davanti a me cè il distributore della benzina e dal caldo si materializza un bono devastante. Tale Angelo Custode. Il mio Angelo Custode. Dunque, quando andavo a scuola la mia amica Mari aveva la fissa degli angeli custodi. Diceva che se una persona che non conoscevi la incontravi sempre in giro per la città era il tuo angelo custode. Il suo era un bel signore di circa 50 anni, molto affascinante. Il mio, appunto era Angelo Custode, che ovviamente è sempre stato il più bello del reame. E negli ultimi tempi il suo fisico si è gonfiato lasciando spazio ha t-shirt attillate e micro-canotte. Lui fa benzina e poi si mette a lavare la macchina nel box a fianco al mio. Vabbè. E qui che comincio a ribellarmi a mio fratello. Decido di fargli intendere che quella che stiamo lavando è la mia macchina, e che anche io so come si lava una macchina. Lui si posiziona e comincia a lavare la sua, ma vedo che con la coda dell’occhio sta guardando quello che faccio io. Mentre mi approprio della pompa, inavvertitamente faccio la doccia a mio fratello. Ma lo azzittisco. Cazzo, io sono Annabelle Bronstein penso. E continuo a sciacquare per bene il sapone. Poi il getto termina, e io dico a gran voce, “Ora schiacci il tasto per la cera”. E lui obbedisce. Vedi ha capito chi comanda. Ovviamente il mio Angelo Custode è lì che fa finta di lavare la sua macchina. Ma lo so che sei gay. Me lo sento. Ma il dramma è sempre dietro l’angolo. E infatti. Il getto di acqua e cera fuoriesce con una pressione devastante. All’improvviso. Io mi spavento e inavvertitamente punto in alto il getto, che raggiunge il box affianco e faccio il bagno al mio cazzo di angelo. Ma il getto vince. E mi sfugge di mano. Nel giro di tre secondi mi si gira la pistola e io divento il bersaglio del mio stesso gioco. Sono letteralmente la persona più idiota sulla faccia della terra. Sono bagnato. Ma anche l’Angelo Custode è bagnato. Penso che così abbiamo un’altra cosa in comune. Mio fratello si avvicina con la faccia minacciosa. Non dice nulla e mi prende dalle mani la pistola. Solo poche parole “Bastava lasciare il manico. Coglione!”. Io mi rendo finalmente conto della pessima figura, mi avvicino al vetro e chiedo scusa. Lui sorride e mi dice di non preoccuparmi. Io so solo che sono montato in macchina e mi sono chiuso dentro. Fino a che mio fratello non ha terminato di lavare quella maledetta macchina. Ma una volta finito il lavaggio dovevamo passare all’asciugatura e all’aspirazione dei tappetini. Che palle. Un caldo devastante e poi io che ero totalmente appiccicoso e bagnato visto il mio piccolo incidente di cui sopra. Comunque, con il panno daino ho asciugato tutto, in maniera ottimale. Ma ovviamente un nuovo dramma mi sarebbe successo. Dal parcheggio vicinissimo sbuca un camion con alla guida una ragazza. Il mio pensiero è stato immediatamente uno. Quella è una camionista lesbica. E infatti. La dolce pulzella accosta, e il camion muore. Lì, di fronte a me. Lei scende e credo abbia imprecato in 4 secondi netti tutto quello che mia nonna ha pregato nella sua intera esistenza. Poi si rende conto di non essere in un luogo isolato e come per scusarsi accenna un sorriso verso mio fratello. E lui si gira e mi dice “Bè però carina la tipa!”. Io non sapevo più dove andarmi ad uccidere. Insomma mi era fatto il bagno con la pompa dell’autolavaggio, avevo fatto un gavettone al più bono in circolazione ed ora mio fratello ed io ci stavamo scambiando pareri sull’appeal di una camionista, LESBICA? Vabbè. E’ la fine. Questa poi ci mette la pezza. Si avvicina e chiede a mio fratello se gli sale in cabina e prova ad accendere il motore mentre lei andava non so dove a non so che fare. Io spero che mio fratello rifiuti, ma per lui camion e donne sono un connubio micidiale. Detto fatto. E’ già sopra che smanetta con la chiave. Io resto lì e faccio finta di non curarmi della scena, e continuo a passare l’aspirapolvere in macchina. E poi sento di nuovo lei imprecare. Mi giro e la sento dire che il camion è fottuto e non parte e bla bla bla. Vabbè. Mio fratello scende e lei comincia a chiamare via radio e via telefono aiuto a nonsochi. Dopo dieci minuti di assoluta non considerazione della federazione italiana camionisti gay, lei si avvicina e dice “Mi dareste una strappo fino a Pescara?”. E ovviamente è finita così. Annabelle Bronstein, mio fratello allupato ed una camionista lesbica in giro per la città. Ovvio che andava così. Lo sapevo. Bene cominciamo bene. Ottimo direi.

lunedì 20 luglio 2009

Le paure e il Signor Wilson

Vi siete mai chiesti che cosa vuol dire rimanere soli? O meglio. Avete mai assaporato la paura che fa venire il solo pensiero di rimanere da soli? Lo so non è semplice rispondere a una domanda del genere. Soprattutto di lunedì. Ma io mi sono ben armato. Mi sono bevuto una bottiglia di vino bianco a pranzo. E questo perchè ci può stare. Comunque. Questo weekend ogni cosa mi ha fatto sentire la paura. Lo so. Andare a vedere Loredana Bertè al Gay Village, invece che fammi sentire un pochetto meglio, mi ha fatto solo deprimere di più. Insomma lei che pubblicamente sbrocca e fa capire a tutti che non sta per niente bene, ha buttato ancora un pochetto sotto le scarpe il mio morale. Ma non solo, quando mi sono allontanato per andare in bagno con Guy, al ritorno erano tutti scomparsi. Ga, Ciù Ciù, Tata erano andati via perchè erano stanchi. La paura. Ancora impercettibile. Ma presente. Così io e Guy ci siamo seduti e abbiamo parlato. Anche di quello che ci fa paura. E inevitabilmente risbuca la paura di rimanere soli. Piccola pausa quando abbiamo fatto il primo e forse unico gradito incontro della serata. Lui sarà nominato d'ora in poi come il Signor Wilson. Il Signor Wilson con il suo aereomobile ha fatto capolino nel mio cielo, e io da allora non riesco a togliermelo dalla testa. Ma questo è superfluo. Perchè tanto io non sono di suo interesse, e questo è bello che chiaro. Ma questo di certo non mi butta giù. Anzi. Il bello di quando ti piace qualcuno, e a lui non gliene frega una ceppaleppa, è che puoi essere te stesso, parlarci, e conoscerlo, e farti conoscere. Lui ovviamente ti apprezza. Perchè poi ti apprezza come persona. Come amico. E come tale poi tu devi permetuare la tua posizione. Senza poter esprimere un interesse che vada oltre l'amicizia. Ma l'amicizia, al momento non è tale. E' una simpatia. Una conoscenza. Si tratta di una forte e riciproca simpatia. Laddove reciproca è una gran bella stronzata. E allora, non importa se sei costretto a fingere disinteresse. D'altronde io ci sono abituato. Ma così, facendo si torna al punto di cui sopra. Ovvero la paura. Ma la paura si cela anche nei silenzi. Nelle finzioni. Nel fingere che tutto vada per il meglio quando in realtà non cè niente che va per il verso giusto. Ma questo poi andrebbe approfondito troppo. La paura di rimanere soli non si è placata neanche quando era ora di tornare a casa. E così Guy ha deciso di venire a dormire da me. Lo so. Io l'ho capito il senso. Io l'ho capito che lui ha capito. Ha fatto il vago. Ma io l'ho capito. E l'ho apprezzato. Per questo sono passato a prendere le bombe alla crema e al cioccolato a Viale Angelico. Ma non ero l'unico ad aver avuto la stessa idea. No. Altre decine di pariolini ubriachi su 18 anni erano lì. E oltre ad avere ribadito in me il dubbio che le generazioni dopo l'83 probabilmente si sono cibate di qualche strana sostanza che li ha resi alti, muscolosi e torelli; mi sono chiesto cosa saremmo noi se non ci fossero i nostri amici. Quelli veri. Mi sono chiesto a chi diremmo i nostri segreti. I nostri pensieri. I nostri problemi. E tutti i nostri sorrisi. Bè, in un'attimo, in tutti quei pariolini squilibrati mi sono sentito un pochetto meglio. Io non sono solo. E fino a che ci saranno le persone che mi dimostrano il loro bene, probabilmente non lo sarò mai. Abbiamo ripreso tutto come niente fosse. I discorsi sul Singor Wilson, su quanto è carino e su quanto ho ben chiaro che probabilmente rimarrà solo un piacere a senso unico. Su quanto avremmo bisogno di una vacanza e su quanto al momento non ce la possiamo permettere. Così arrivati a casa ci siamo mangiati le nostre bombe e ci siamo addormentati. E senza troppe parole e senza troppi gesti io l'ho capito che la paura la posso avvertire, ma il dubbio me lo toglierà sempre. Sempre.

sabato 11 luglio 2009

Se lallero!

Secondo voi questa giornata ha un senso? A mio avviso no. Mi sono svegliato. Sono andato a lavoro. Sono tornato. Mi sono docciato e sono andato al Coming con Guy e Ga. Vabbè diverse decine di muscles si erano dati appuntamenti nella famosa Gay Street un pò per umiliarci e un pò per farci salire l'ormone alle stelle. Nonostante sia Guy che Ga stanno dedicando tanto tempo alla corsa nei parchi e anche allo smaltimento dei grassi in eccesso, io no. Assolutamente. Per questo mi sono mangiato nell'ordine due mega porzioni di insalata di riso a cena, un ghiacciolo all'arancia, un cremino, un cappuccino di crema al cioccolato (da Gigi ovviamente) e ben due fagottini al cioccolato. Ottimo. Ma tutto sto abbuffaggio a uffa non ci ha distolto dal discorso del giorno. Ovvero sesso solo fine a se stesso, oppure sesso ad uso e consumo di un amore con la A maiuscola? Io sono per il sesso se mi va visto che l'amore al momento non si vede. Anzi. Direi che proprio non ce nè. La cosa che mi delude delle argomentazioni di cui sopra è che se fai solo sesso ad uso e consumo dei tuoi ormoni passi inevitabilmente per una persona vuota e porcella che ne ha di bendonde solo quando succhia un uccello. Anzi passi proprio per una puttanella. Si scusate il francesismo. E questo perchè una scopata del genere si conclude sempre e comunque con un maledetto ciao (citazione lesbica!). Ma io sono così. Per passare sopra a tutte le insicurezze che quotidianamente mi affligono mi accontento anche e soprattutto di una scopata touch&go, senza conseguenze, lallero, per l'appunto. Guy non è d'accordo. No no no. Lui dice l'esatto contrario, che abbiamo interessi, siamo intelligenti carini e simpatici e che è troppo riduttivo accontentarsi di un touch&go, insomma svenderci ai saldi manco fossimo sciarpette a righe della stagione passata alla Upim. Ecco anche perchè è da un pò che Guy non si dedica alla pratica più antica del mondo. Ma allora dove sta la ragione? Secondo Ga nel mezzo. Lui ha un ottimo rimedio per farsi passare la voglia. Guarda i boni e succhia un ghiacciolo come se stesse succhiando ben altro. Ne ha di bendonde. Ma a parte questo è più verso Guy, pensa che sia giusto far capira all'altra persona che si è qualcuno, che oltre al sesso si può dare di più. E bisogna conoscersi e parlare. E proprio in questo mega e aggrovigliatissimo discorso si insinua la solita conclusione che tutto ciò è creato dal mondo internet. Chat, faccialibro, myspace e tutti i cazzo di network dove te la scopi con un clic. E fin qui può essere. Ma Guy è fomentatissimo. Lui dice anche che se i ragazzi non si avvicinano più è perchè non ricordano più la cara e vecchia comunicazione verbale. Io ci metto anche quella non verbale che fa sempre sonocoltoenehodibendondeanchesetirodeammetterlo.Se,lallero. Però un pochetto è vero. A me non mi si avvicina mai nessuno. E questo dovrebbe farmi riflettere. Ma anche riflettere al contrario, che forse il problema è generazionale, e non è detto che sia solo ed esclusivamente colpa mia. Se no che senso ha incontrare uno che su faccialibro ti scrive mail su mail e poi dal vivo non ti saluta. E io ovviamente, che sono Annabelle Bronstein di certo sto ad aspettare che tu mi saluti. Per cui lallero. Comunque, ritornato a casa alle 2 passate, dopo tutto sto abbuffo di cibarie varie, e discorsi che ancora mi frullano in testa, apro il maledetto mezzo internet di cui sopra perchè non ho sonno. E su messengere mi vede tale Attivo83, che oltre a stimare per la fantasia nella scelta del nick, mi stupisce perchè mi telefona seduta stante. Io rispondo. Cominciamo una simpaticissima conversazione sull'argomento di cui sopra. E non so neanche io perchè. Se, lallero. E dopo tipo un ora al telefono me lo ritrovo dentro casa. Lui un pò come Ga, crede che la verità stia nel mezzo, ma al posto di leccare un ghiacciolo, bè ecco brucia l'ormone pensando bene di leccare qualcos'altro. Se, lallero. Vabbè, ci siamo dati al sesso quello più spinto. Un pò ovunque. Sul divano, sul mio letto, in bagno. Per terra in camera. Sul ballatoio. Na cosa da circa due orediseguitoininterrottamentesenzarespirareneanche. E proprio lì, mentre mi facevo strombazzare che lui mi sconvolge un attimo, cambiando il gioco. Passa la mano e dall'attivo che era diventa passivo. Per cui io attiveggio. Se, lallero. E l'attività mi sorprende. Mi piace. Godo. Ed è praticamente la prima volta che lo faccio con risposta positiva. E capisco. Capisco il concetto di Guy e Ga in una nano secondo. Io me lo sono scopato ed ho goduto molto di più che se fosse stato, come al solito, il contrario. Questo oltre a gettarmi nella più imbarazzante e sconvolgente riflessione su me stesso, perchè fino ad oggi io sono stato sempre passivo e anche molto convinto di esserlo, mi fa sentire diverso. Che casino. Già sono diverso. Nella mia diversità, si conclama un'altra diversità. Adesso tutto è cambiato. Mi sento maschio. Mi sento soddisfatto, come poche altre pochissime volte in passato. E forse entro in una nuova fase della mia esistenza. Io scopo da Dio. Anzi me lo scopo per essere preciso. Lo devasto. E mi devasto anche un pochetto io. E poi quando finiamo e ci dedichiamo a simpatici giochi acquatici sotto la doccia lui mi fa una domanda. Che in passato avrei fatto io quando una scopata va alla grande. Ma che poi io non ho mai fatto perchè sono insicuro e perchè una risposta negativa mi farebbe cancellare anche la migliore delle scopate. Mi chiede se mai ci sarà una seconda o una terza volta. Anzi ci tiene a sottolineare che lui di solito non fa scopate touch&go, anzi ha solo trombamici. Si è per questo che alle tre di notte ti sei presentato a casa mia. E io rispondo, freddo, distaccato mentre mi asciugo un secco e sonoro "NO". E motivo: "Non credo proprio che ci possa essere un'altra volta. Sono uno che ormai si è un pò stufato di far finta che queste cose vadano bene. Io voglio innamorarmi. Voglio potermi fidare di una persona. Voglio potermi sbrodolare col gelato. Ed essere sicuro. Sicuro che quello che sono io va bene a lui. E lui lo stesso di me. E tu non mi sembri il mio tipo giusto in questo. Senza offesa, ovviamente." Lui sorpreso. Sorride. Sorride amaro, purtroppo. Mi saluta. Mi chiede di accompagnarlo all'uscita, manco abitassi in un palazzo di quattro piani, e lo congedo con una buona notte. Anche se la notte è quasi finita. E mi chiedo se per la prima volta sono stato me stesso, oppure sono stato solo molto cattivo. Alla fine Attivo83(anchesediattivohagiustoilnickname), non mi aveva fatto nulla. In tutto questo mi doccio, faccio un caffè doppio e metto nero su bianco questi miei pensieri. Adesso vi comunico ufficialmente che esco e vado a lavorare. E ne avrò comunque di bendonde. Se, lallero!

giovedì 9 luglio 2009

Buona estate!!!!!! ;)

Oh cielo mio marito!



Ieri sera finalmente ho avuto un appuntamento con quello che sarà mio marito. Devo essere sincero ci sono dei dettagli che vanno ben studiati. Ma io sono fiducioso. Per quanto riguarda la lingua, bè io non ho problemi. Parlo un buon inglese. L'ho sempre detto a mio padre che prima o poi mi sarebbe ritornato utile. La distanza non mi fa paura. Il mio obiettivo nella vita è anche viaggiare il più possibile. E so come si porta avanti una storia a distanza. Poi con internet tutto è molto più semplice. E io adoro i bambini, per cui non avrei problemi a prendermi cura dei suoi cinque figli. Ha persino due gemelli. Ed io ho sempre sognato avere due gemelli da vestire uguali ma con colori diversi oppure complementari. E che proprio non so come neutralizzare la moglie. Però io non sono geloso. E lui in definitiva può permettersi un'amante. MMMMMMmmm. Non lo so. Comunque è una cosa che risolverò.
Vabbè tutta sta introduzione serve solo a comunicare al mondo che ieri con Guy ho visto dal vivo il mio amore. Ovvero Justin Chambers. Abitare a Roma oltre che farti eusarire per la ricerca di un parcheggio, ti fa esaurire per trovare un ragazzo. Ma noi ragazze della porta accanto di certo non ci spaventiamo di così poco. E così che troviamo soddisfazione delle serie americane come Gray's Anatomy. E in ragazzoni eccitanti come Justin, di cui sopra, dove evidenzio il mio stato assoluto di degenerazione mentale. Ieri pomeriggio mi sono organizzato e sono andato a prendere il biglietto per la serata per vedere la prima puntata della quinta serie al Roma Fiction Fest, presso il cinema Adriano. Io e Guy arriviamo giusto cinque minuti prima dell'inizio della proiezione e già veniamo pervasi da una gran voglia di ficcare la lingua nella bocca di chiunque. Boni devastanti pass muniti, ci passano vicini e ci lanciano i loro ferormoni. E noi non resistiamo. Ci innamoriamo ogni 4 secondi. E sono tutti oggettivamente interessanti. Anche se la nostra attenzione quasi subito viene disturbata dalla sosia di Eva Grimaldi che per scrivere un sms si ficca il cellulare quasi nel naso, visto la sua improbabile cecità. Vabbè fumata una sigaretta comincia il dramma. Ovvero raggiungiamo l'entrata per la sala quattro e ci viene comunicato che la sala è piena e non cè più posto. Io mi infervoro, e mi chiedo ad alta voce il senso della cosa. Che vuol dire? Noi abbiamo il biglietto e lo agito nervosamente. Ma come stracazzo è? No io devo riuscire ad entrare e incontrare mio marito. Andiamo lui è qui solo per incontrarmi. Quasi in 5 secondi le circa 756 persone che ci circondano si allontanano. Ma io conosco questi mezzucci da quattro soldi per ridurre le resse. Io sono Annabelle Bronstein e ancor prima sono una organizzatrice di eventi che sa come evitare i problemi delle fan urlanti. Per cui dico a Guy che non ci dobbiamo muovere da lì, tanto tutt'al più li vediamo arrivare. E così di fatti, Justin Chambers e Eric Dane con sua moglie Antonia di Beverly Hills 90210 arrivano sull'orange carpet. Io rimango sconvolto. Ma siamo troppo lontani per poter fare delle foto decenti. Macheccazzo. Non è assolutamente giusto. Poi il miracolo. La stronza di prima chiama solo chi ha il biglietto per Gray's Anatomy. In meno di un minuto sono al piano di sopra e fotografo Justin. Mamma quanto è bello. Prendo anche l'eventualità di buttarmi dal piano di sotto direttamente nelle braccia di Justin. Sarà si e no un metro e mezzo. Tò al massimo due. Chevuoichemisucceda? Poi i ferormoni dell'accreditato stampa al mio fianco mi fanno tornare alla realtà e decido che sia il caso di andarsi a proccaciare un posto in prima fila in sala. Recupero Guy anche lui imbambolato peggio di me davanti a quelle due visioni ed entriamo in sala. Faccio una micromovenzapop per festeggiare i tanti posti vuoti che vedo, ma rimango di sasso quando raggiunti i sedili li scopro riservati. Porcazozza. Ma non demordo. No. No. No. Trovo due posti in terza fila nella parte più esterna. Sticazzi. Basta essere vicini. Poco dopo una simpatica shampista prende la parola al microfono e ci dice che ci dobbiamo sedere altrimenti non si inizia. Ovviamente suona antipatica, stronza e acida. Noi le lanciamo una maledizione. Ovvero le emorroidi al culo. Lo so, siamo cattivi, ma credetemi, se le meritava tutte. E si faceva pure la svelta, sta stronza. Indecisi se regalarle un corso di congiuntivo della lingua italiana oppure no finalmente arrivano Justin ed Eric. BONISSIMI. Fanno una breve intervista che raggiunge il suo apice quando quella cogliona della presentatrice dice che cè una ragazza che ha aspettato ben sette ore per vederli (e questo mi porta a chiedermi se ci fa o ci è, perchè io e Guy ci abbiamo messo davvero pochissimo, mah???) e perciò si è guadagnata la possibilità di fare una domanda. Ovviamente non sapeva cosa stracazzo chiedere per cui si è finta imbarazzatissima e ha passato la mano. Justin si avvicina e le fa il baciamano (!!!!). MACCCHHHEEEEEEEEDOLLLLCCCCCEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!! Mamma che invidia per quella stronza della moglie. Comunque dopo altre domande simpaticissime e interessanti ("da quale personaggio della serie vi fareste operare?" chiede la Veronica Maya dei poveri con un'insopportabile cantilena!) i due vengono congedati, salutano e ringraziano ancora e vengono invitati a uscire. Ma è qui che il dramma mi coinvolge. Quando Justin passa vicino a me gli urlo un mega "Ciaoooooooooo Justinnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn", e lui risponde sorridendo ed alzando la mano sinistra. "CIAOOOOOOOOOOOOOO". Mamma mia. Mi ha anche risalutato. E poi scompare dietro una porta. Mamma che bello. Che dolce. Checcccarriiinnnnnoooo. Ed è anche terribilmente simpatico. Nel giro di cinque secondi sia Justin che Eric sono fuggiti. Io ringrazio di averli visto da molto vicino e mi accontento. Ma la gioia lentamente si attenua mentre parte la puntata di Gray's. Sempre avvincente come al solito. Ma non vi dirò nulla per non rovinarvi. Finita la proiezione io e Guy ci spariamo un mega-kebab buonissimo e raggiungiamo casa mia per prendere la macchina. E così provati da quell'incontro con Guy decidiamo che la nostra destinazione è il Coming Out dove tutto quello che i nostri occhi vedono è imparagonabile a quello che abbiamo visto prima. Abbiamo finalmente deciso che ci dobbiamo trasferire a Los Angeles. E averne anche lì di bendonde.

martedì 7 luglio 2009

Trans, prostitute, papponi e polizia. E poi mi lamento.

Quello che può succedere nella mia vita è sconfinito. E senza senso. Sempre. Sabato sera, nonostante fossi un pò down di mood sono comunque uscito e dopo una cena a base di pizza chez-moi con Guy e la Du Barry sono andato al Coming. La serata ha visto diverse presenze, più o meno scomode. Ma tutto quello che mi ha devastato è successo dopo. Ero su viale Aventino con Guy e lo stavo riportando a casa quando alla fermata del notturno vedo Buyo con altri due amici. Decido di fermarmi per strapparli a casa, quindi metto la freccia, e accosto a destra. Ma dietro di me un pazzo ubriaco decide uno di non vedermi e due di venirmi quasi addosso facendomela fare anche addosso. Credetemi. La paura in 4 secondi netti. Il bello che lui, che non era neanche da solo in macchina non si è neanche fermato. Nè mi ha insultato. Era strafattissimo secondo me. Caricati i testimoni oculari della mia quasi morte mi sono rimesso alla guida direzione Piramide. La prima fermata è vicino la piramide dove saluto gli amici che vanno verso Testaccio e riporto Buyo a casa. E su viale Ostiense ribecco il mio quasi assassino di prima che tenta una manovra non consentita ma credo in nessuna parte del mondo. Con molta non chalance fa un'inversione di marcia nel mega incrocio dopo il ponte della stazione Ostiense. Senza parole. E poi che succedono le stragi del sabato sera. Vabbè. Saluto anche Buyo e accompagno Guy a San Paolo. Da lì mi spiega "Vai dritto al semaforo giri a destra, poi al secondo giri a destra e poi di nuovo a destra verso Ponte Marconi. Hai capito?". Ed io. "Si." Silenzio. "Non hai capito dì la verità". Ed io. "Massìchehocapitooooo, dai ti faccio uno squillo appena arrivo a casa". Erano tipo le 4:20. Ok. Parto. Semaforo. Giro a destra. Arrivo al secondo semaforo. Giro a destra. E poi di nuovo a sinistra. Faccio tipo cinquanta metri e mi trovo in un posto strano. Prima cosa, tutta la strada è buia. Si vedono solo una marea di prostitute ai bordi della strada. Vabbè, penso, basta andare dritto fare l'incrocio e attraversare il ponte Marconi. Faccio altri cento mentri e nulla di tutto ciò. Mi ritrovo in una strada a senso unico dove un cartello mi indica la direzione per l'autostrada. Maporcadiquellatroia. Decelero e la mia ancora di salvezza è la Erg che sta proprio prima della strada per l'autostrada. Entro nella piazzola del benzinaio e cerco di capire come uscire da quel dramma. Guardo indietro per capire se posso tornare indietro. Ma non si può, la strada diventa senso unico, e non posso andare in contromano. Con la fortuna che ho come minimo vengo arrestato. Cè solo una piccolissima stradina prima dell'imbocco per quella più grande che va all'autostrada. Decido allora di prendere il mio amico Tom Tom. Il mio navigatore satellitare. Apro il portaoggetti e manco fossi in una navicella spaziale attacco la ventosa, ci attacco il navigatore e il filo lo connetto all'accendisigari. Accendo. E imposto l'indirizzo di casa. Purtroppo dopo circa quindici minuti sono ancora lì ad aspettare che Tom Tom trovi i satelliti. Maleddettonavigatore. E proprio che mentre aspetto decido di accendere una sigaretta e mentre lo faccio vedo che dietro di me cè un fiorino parcheggiato con uno stranofiguro che ci dorme dentro. Comincio ad avere paura. Schiaccio il tasto della chiusura-centralizzata. Mamma mi sento Britney in tutina rossa nel video di Oops..! I Did It Again! Mi giro per sputare il fumo fuori dalla macchina e a cinque metri da me ci sono due simpatiche trans alte sette metri e un'altra simpatica ragazza dai colori esotici in dolce attesa. Divento bianco di colpo. Picchetto nervosamente con le dita sul mio inutile e fuoriluogo navigatore ancora in attesa di un fottuto satellite. Decido di far finta che non ci sia nulla di strano. In fin dei conti non c'era nessun problema. Non avevo via di fuga ed ero in quel momento circondato da due trans che probabilmente avevano l'hobby del basket e un probabile pappone in un fiorino che mi chiudeva la strada dietro, pe rnon parlare di una puerpera cinese. Davanti una strada impraticabile. Indeciso se appellarmi a delle preghiere in aramaico antico o alle bestemmie di ogni genere, butto la sigaretta e mi serro a finestrini chiusi in macchina. Ed ecco il primo trans che mi ticchetta il vetro. "Midaiunsigarettttiiiiii?????". Io accenno un sorriso. Bisogna fingere tranquillità. Nella mia testa invece c'era il comunicato stampa di Arcigay dell'indomani mattina: "Giovane omossessuale si prostituiva in zona Marconi. Aggredito dalle signorine del posto". No vabbè. Abbasso il vetro giusto tre millimetri e gli passo una siga. Ma in quel momento una luce mi illumina il volto. Le mie nuove amiche fuggono. Scompaiono chissà dove e io già mi sento un pò perso. Ne avremmo fatte di bendonde. E invece mi trovo un simpatico poliziotto che mi chiede i documenti. Mi sento finalmente salvo. E libero. Credo. Ma la vita non finisce mai di stupirti. Gli favorisco i documenti e mi sento domandare "Lei sa che è un reato andare con le prostitute in Italia????". Sgomento. Incredulità. Sorpresa. Mi viene da ridere. Qualè il colmo per Annabelle Bronstein, noto omossessuale della capitale? Essere multato per andare a puttane. Esco dalla macchina e mi avvicino al tipo. Tra l'altro, BONODAFARESCHIFO. "Mi scusi agente, ma secondo lei, IO posso andare a prostitute?. Guardi, mi spiace deluderla, ma è proprio IMPOSSIBILE". Sottolineo impossibile con uno strano movimento delle palpebre e una semimovenza pop. Come cazzo è che chiunque a prescindere mi da della checca e sti due non capiscono che sono gay, anzi sono lilì per multarmi. Mah! Anzi con novizia di particolari spiego loro che mi ero perso, sbagliando strada, e che stavo aspettando che il mio navigatore si attivasse per portarmi a casa. Stacco Tom Tom dalla ventosa e gliela mostro. Ovviamente 18.757 satelliti disponibili. Glisso e continuo il racconto. Sono arrivate le signorine del posto che volevano fumare. L'altro collega si affaccia dalla volante e mi dice che è tutto ok, non sono un delinquente e i miei documenti sono apposto. Io faccio un bel respiro e mi sento sollevato ma Ponciarello ancora non sembra essere convinto. Vuole sapere cosa faccio nella vita, dove abito e come mai sono lì. "Ho accompagnato un amico a casa", sentenzio. E lui, "Si adesso si dice amico. Vabbè". Ma non è che questo policeman forse forse abbia anche lui l'orecchio lungo, mi chiedo. Oppure mi sta prendendo giusto per il culo? La seconda appuro. Prende il navigatore e controlla la strada. Mi dice che la strada consigliata è una strada poco sicura ma è l'unica che mi fa tornare sull'altro lato della strada nella direzione giusta. Mi sento dire solamente che loro si sarebbero messi davanti a me e mi avrebbero fatto strada. A me viene da ridere, ma sto zitto. Avrei preferito che lui mi venisse dietro. Ovviamente. Decido che la serata ha raggiunto il massimo storico, li ringrazio e monto in macchina. Mamma quanti termini porchegni sto usando. Anyway, la strada più che pericolosa è veramente spaventosa. Frasche ovunque, buio totale e un minuscolo ponte sotto il quale passo. Giro a destra e sono nella civiltà, di nuovo. Faccio ciao con la manina ai miei polizziotti personali e ringrazio sorridendo, loro mi accendono la sirena a mò di saluto. Mi viene solo da ridere. E rincaso con il sorgere del sole. San Paolo-Prati un ora quasi. Complimenti Annabelle. Mi metto a letto e squillo a Guy, sono le 5:30. Lascio un promemoria sul mio telefono, contattare un'assistente personale. E un'autista. A tutti i costi.

Gay Village:NI!!! (La parte mancante).

A grande richiesta vi narro la parte finale della serata di venerdì. Eravamo lì, lungo la strada per la macchina in zona Magliana, proprio fuori dal Village, quando questo simpatico ragazzone, con una simpatica donzella sulle spalle ci chiede spazio, forse davanti ad uno stato di evidente stress neuro-muscolare. Lei manco si credesse questa ceppa leppa, fa la simpatica a tutti i costi. "Permesso, permesso..." Ride copiosamente, e mi chiede "Ma tu sei gaaaaayyyyyyyy?" Ride ancora. Vabbè. Solitamente avrei fatto l'attaccabrighe e ne avrei combinate di ogni, ma mi sono lasciato contagiare da una risata finta e acida. "Certo tesoro!". Ed ho sorriso. Lui era quasi a terra distrutto dal peso di lei sulle spalle, sudatissimo e prossimo ad una totale disidratazione. E lì che mi è venuto da dire ad alta voce. "Tesoro, come minimo gli devi fare un bocchino, sempre se ne avrà le forze dopo questa traversata". Lei continua a ridere, e solo in quel momento mi rendo conto che ha una maglia giallo. Giallo. Ha anche il coraggio di rispondermi: "Certo, certo non mancherò". Ed io, che prima di essere Annabelle Bronstein sono una che la sa molto lunga gli rispondo, "Bè tesoro, se vuoi tutt'al più glielo faccio io!". Ma la risposta irripetibile è quella che mi da lui. "Be se vuoi si può fare!". Sgomento di tutti i presenti. Sorrisi complici e l'amara scoperta. Tesoro quella maglietta è giallo-cornuto, ma un cornuto devastante e doppio. Bella pè tè!

sabato 4 luglio 2009

Gay Village 2009: NI!!!!

Premettendo che oggi non è stata una giornata particolarmente felice per il sottoscritto e più che Annabelle Bronstein mi sento Vera Sultenfuss, però una giornata no ci può stare, anzi la trovo più che normale. Comunque raggiunto Guy a cena da lui, dove tra pizza e mirto sardo ci siamo belli che svegliati siamo andati diretti al Coming. Dopo due vasche senza senso, un pò alla rinfusa, e degli incontri da poco, metti na Polpetta che ti sbuca davanti e ti ignora, ma oramai sono abituatissimo, finalmente arrivano Ga e Ciù Ciù ghiaccioli muniti. Ci appoggiamo su un muretto e cominciamo a decidere le sorti della serata. Circolo o Village. Circolo o Village. Ebbene signori, Village. Così con l'arrivo della Du Barry siamo partiti alla volta dell'attesissimo Gay Village. Ecco anche se non eravamo molto per la quale visto la non recensione di Spetteguless, con cui concordo pienamente, siamo andati come dei soldati a fronte. L'assetto mi piace molto di più, anche se più piccolo il posto lo vedo molto più accogliente di quello dello scorso anno, laddove per accogliente s'intende cazzo, froci e alcool. No vabbè dai. Mi piace, mi sa tipo di sagra della porchetta. O della marrocca*. Le due piste, quella house e pop si presentano più stabili. L'anno scorso si rischiava di bucare gli assi e finire chissà dove sotto l'Eur. Quella house vince per la potenza delle casse, quella pop c'ha solato perchè la musica delle cuffie del mio Ipod era decisamente molto più alta. Anche se voci di corridoio dicono che sia tutta colpa del nubifragio di ieri. Anyway, Amy Winehouse, noi ce la siamo proprio shekerata di gusto. Insomma è esattamente un mese che non bazzicavamo un fottuto dancefloor, e na bella shekerata de culo ci serviva e come. No? Ovvio che si. Poi vabbè l'alcool ha fatto anche la sua, unica nota negativa il caldo. E l'umidità. I miei capelli già mosci perchè leggermente allungati sembravano assomigliare sempre di più a delle banane mosce e mature. Be vabbè. Comunque a parte l'arrivo dell'Infermiere Veterinario, con la sua fame devastante tanto da abbufarsi con una mega pizza margherita, a noi questo Village 2009 non ci ha particolarmente entusiasmato. Certo, abbiamo avuto le solite movenze pop, ma in definitiva un pò deludente come gente. A parte qualche inarrivabile bono che sta là, se lo shekera e te lo fa odorare, nessuno è stato degno di nota. Noi abbiamo approfittato della zona tavolino sulla sala pop per sederci e riposarci dalle coreografie dannatamentepop con le quali abbiamo intrattenuto tutti i presenti, ma il colpo di scena, è arrivato puntuale sul finire della serata. Vengo salutato da lontano da un mio amico compaesano, ma quando lo raggiungo scopro al suo fianco Cecolo, ovvero la mia fissa dello scorso inverno che mi comunica festoso ed al limite del delirio di essersi trasferito a Roma, e che assolutamente ci dobbiamo vedere. Io quasi svengo, non perchè non mi faccia piacere, ma perchè lo avevo un pò scordato, e dopo una corte ferrata da parte mia ci siamo solo abbandonati a baci e abbracci coccolosi, visto che ecco tra me e lui c'erano circa 200 km di distanza e lui non soffre le storie a distanza. E qui che mi vien da ridere. Diciamo che è ufficiale che io non so proprio se ci saranno sviluppi, ma come dice mia nonna, non mette mai la farina dentro l'impasto del dolce se prima non ci hai messo il lievito. Certo in dialetto rende di più. Ma il punto è che io, ovvero Annabelle Bronstein avrà ancora voglia di tutto sto zucchero filato che Cecolo emana? Io credo proprio di no, anzi. Al momento non so proprio quello che voglio, e probabilmente le cose che mi succedono intorno non sono assolutamente di aiuto per capire quello che mi serve. Un post con l'amaro in bocca. E' probabile, ma spero che quello che mi preme si risolve al meglio e senza caduti. Comunque, Ga, Ciù Ciù, e Guy hanno dichiarato assoluta indignazione per questo nuovo Village. La Du Barry era risentito invece che Palombini, il suo posto preferito dopo il suo letto sia totalmente occupato da altre serate. Io ho concluso che una chance al Village voglio dargliela. Almeno una. E poi ho concluso invitando una ragazza a fare una bella intervista al tipo che se la portava sulle spalle. E poi ovviamente un'intervista l'ho proposta io a lui, e lui non l'ha rifiutata per nient'affatto. E per oggi, mi va bene così! Gay-Etero 1 a 0 palla al centro.









*marrocca=pannocchia di mais