domenica 15 agosto 2010

Lo scottato dalle relazioni e il coetaneo assente. Altri due esemplari.



Avete presente quando il vostro unico problema è quello di cercare di entrare nella testa delle persone per capire il perché di certe azioni che vi appaiono inspiegabili? Ebbene al momento io mi trovo assolutamente in questo stato. Lasciata Roma, lunedì scorso, sono tornato a Chieti, mia città natia, dove mi sono catapultato in una guerra innescata da un cassonetto dell’immondizia. Ebbene si. Padri di famiglia, donne in carriera e ottuagenari in prima fila per decidere il posto in cui il cassonetto di cui sopra deve stare, nella via di casa mia appena messa a nuovo. Insomma roba che scotta. E ognuno usa i mezzi che può. Uno di quei drammi che ti fanno accapponare la pelle. O le palle.


Anzi le palle te le frantumano proprio. Oopss. Comunque in questo clima di guerriglia il mio unico atteggiamento è stato di ignorare in tutti i modi i moti decisionali che si creavano attorno a questo dramma. E mi sono immediatamente ricordato di quanto ami stare a Roma, dove un problema del genere non mi sarebbe neanche minimamente giunto alle orecchie. Insomma i miei vicini di casa teatini dal primo mattino a tarda sera sono sempre in riunione con i loro congiunti per spiare e captare le mosse del nemico ed attuare la propria strategia. Roba da far saltare le extension ai capelli a Britney. Semmai ce ne fosse ancora bisogno.



E mentre ero lì mi è tornato in testa che ecco il Pisello Odoroso necessitava di un tassello mancante. A seguito del mio ultimo post, in molti sia qui che su twitter mi avete detto la vostra e consigliato sul da farsi. Però mi sono reso conto che non avevate ancora ben chiaro tutto l’affair. In molti mi avete consigliato di interessare le mie attenzioni a gente single, e più fattibile, come se io non lo facessi. Come se io in realtà passassi le giornate a invaghirmi solo di etero sposati o omosessuali impegnati. No signorine. Non è così. Però i single che bussano alla mia porto sono pieni di tic, e problematiche, che io di certo non posso risolvere. Non sono una crocerossina. Ecchecazzo.



Candidato #1 Lo scottato dalle relazioni

Lo scottato dalle relazioni è un ragazzo molto carino. Ha un bel fisico, fa due lavori, precari entrambi, ed ha poco più di trent’anni. Lui non si ferma all’involucro, affatto, non giudica le persone, vive e lascia vivere. Chattiamo da circa quattro mesi, e prima di allora era uscito un paio di volte con il mio coinquilino che di lui disse: “è carino, è molto serio, forse un po’ noioso!”. Io non volevo credergli, così quando il mio coinquilino ha ripreso il primo volo per Pescara solo andata è stato lui stesso a consigliarmi di vederlo. Insomma è pur sempre una persona seria. Ok, mi sono detto. Tanto non ho niente da perdere. Diverse le serate in cui ci abbiam dato giù di chiacchiere su msn.




Troppe per i miei gusti. Al punto che a una certa ho cominciato ad incalzare per un’uscita. Lui ovviamente oberato di lavoro com’era non è che mi ha considerato più di tanto. Anzi. Avevo come l’impressione che stesse prendendo tempo. Fino a quando, sabato scorso abbiamo avuto una conversazione rivelatrice. Lui mi ha chiesto la frequenza dei miei rapporti sessuali. Io mi sono sentito un po’ spiazzato davanti a quella domanda. Voglio dire, non mi vergogno affatto di dire che ho una vita sessuale normale. Anzi. Per me è anche poco. Ma perché uno ti deve giudicare da quanto sesso fai? Insomma io non lo farei mai. Assolutamente no.



Io sono stato al quanto diplomatico nella risposta, anche se mi ero un tantino infastidito. Gli ho detto che non avevo una condotta uniforme, insomma dipendeva da chi mi trovavo davanti. Di solito non ero intenzionato a fare sesso a tutti i costi, mi piaceva conoscere la persona, parlarci, capire che tipo avevo di fronte. Lo scottato dalle relazioni allora ha fatto una nuova domanda, ancora più precisa: “Ma tu incontri le persone a casa, oppure fuori?”. Ecco, il rinculo era dietro l’angolo. Lo sentivo arrivare. Mi stava per giudicare come la numero uno delle sgualdrine. Io ho risposto semplicemente che di solito mi incontravo a casa, per cena, un caffè o una birra, visto che ero molto pigro.



Bam. L’etichetta era arrivata. Subito lui ha chiarito che per il primo appuntamento non gradiva vederci da me, da lui non si poteva, vive con i suoi, e che anzi preferiva un giretto in centro. Abbiamo concordato l’incontro per la domenica mattina alle 11 a Piazzale Flaminio, lui sarebbe arrivato in bicicletta. Gli ho detto di si, non volevo che mi giudicasse ancora, e peggio. Ma appena ho detto di si volevo già mangiarmi i gomiti. Domenica mattina, alle 11 a Piazzale Flaminio. Insomma, cosa abbiamo 77 anni? Alle 11? E poi tu vieni in bicicletta? Io cosa devo fare? Ti devo correre dietro fino a Villa Borghese? Tesoro non sono mica una cicciona obesa. Non più, almeno.



Questa soluzione non mi ispirava affatto. Soprattutto perché io gli avevo proposto un pranzo da me, visto che ero solo e visto che il frigo era pieno di cibarie in scadenza. Insomma due buoni motivi per invitare a pranzo qualcuno, non credete? Non ero convinto, ma oramai avevo detto di si. E in qualche modo, in qualsiasi condizione domenica mattina mi sarei dovuto alzare all’alba per dare un senso al mio abbigliamento, alla mia faccia, avrei dovuto ricomporre tutto manco fossi stato Mr. Potato. O Mrs. Potato tutt’al più! Però sinceramente, io non sono Sporty Spice, e se primo appuntamento deve essere, bè, di certo non in bici. Ma tant’è.



Candidato #2 Il coetaneo assente dei Castelli

Il candidato numero due secondo me soffre di disturbi della personalità. Che sarebbe anche la persona adatta per starmi vicino. Io in fondo sono uno stalker maniaco compulsivo. Direi proprio una bella coppia. Mi ha messaggiato su romeo, e tra l’altro non aveva foto nel profilo. Odio chi non ha foto nel profilo. Tu mi vedi e io no. E mi scrivi. Gli ho chiesto immediatamente una prova fotografica. Mi sembrava giusto. Lui mi ha accontentato e mi ha anche dato il suo msn. Un ragazzo normale, non un bono, ma comunque carino. Alto quanto basta (180 cm) e con una leggera pancetta, come piace a me. Parlandoci ho scoperto che era anche molto simpatico.



Anzi sono rimasto piacevolmente stupito dalla sua verve, perché di solito sono io la buffona di turno, invece lui era molto spiritoso e acuto. Non male davvero. Lavora in una specie di call center e si occupa di nonhocapitoccheccosa. Giuro ci ho provato a capirlo. Me lo ha spiegato almeno quattro volte, e non l’ho capito, per cui non mi sembrava il caso di chiederglielo una quinta. Ci siamo sentiti per ben due settimane assiduamente, e da msn siamo passati al telefono in un balzo. Avevamo fissato una cena per sabato sera (scorso, sempre) e sempre per gli stessi motivi di cui sopra. Ho avuto sue notizie fino al pomeriggio di sabato.



Alle 16 è scomparso. Sparito. Senza una motivazione valida a mia avviso. Mi sono fatto il solito esamino di coscienza. Sarò stato affrettato? Precipitoso? Forse non lo dovevo invitare da me? Ma lui vive con i suoi. Mmmmmm. Non so. Non mi do una spiegazione. E giuro che io sono stato al quanto vago, nel senso che ho aspettato che mi cercasse sempre prima lui. Gli ho mandato tre sms, per cercare di capire di che morte dovevo morire. Ma probabilmente lui era morto davvero. Non una risposta. Non un cenno di vita. Neanche su msn. Niente di niente. Un assordante silenzio, che mi ha dato una sola certezza. Forse non dovevo incontrarlo, affatto.


A questa sua assenza sono seguite quattro mie telefonate che non hanno trovato risposta alcuna. Ho pensato che forse gli era caduto il telefono nel water. A me una volta è successo davvero. Oppure che gli si era rotto il tasto verde per la risposta. Può accadere. Andiamo a chi non è mai successo almeno una volta. Allora ho provato a cercare di capire quantomeno se era vivo, tramite altri svariati sms. Nulla. Niente di niente. E’ passata una settimana, e l’altro ieri finalmente mi ha considerato. L’ultimo mio messaggio era chiaro e semplice. Gli chiedevo se avevo fatto qualcosa di male. La sua risposta ancora più chiara. Tu non c’entri niente.




Per concludere questo ennesimo infinito post che manco un’enciclica della Signora di Roma, viene spontaneo pormi delle domande. Ho qualcosa di sbagliato? Sono davvero un cesso orrendo che non merita considerazione alcuna? Sono una povera sgualdrinella di paese trapiantata a Roma che non merita un cesso d’uomo? Cosa sono? E perché erro sempre? Quel famoso sabato poi le cose sono precipitate ancora di più. E in peggio. Mi sono fatto tre toast al prosciutto cotto per cena, che hanno innescato una reazione metabolica inaspettata. Risultato: fino alle sei del mattino a vomitare. Per cui anche l’appuntamento della domenica mattina è saltato con il candidato #1.


Insomma mi sembra chiaro che i rapporti sono difficili. Ma cosa li rende così difficili? Perché tutto è talmente complicato? Mi dico che forse questi siano esempi troppo borderline, e che forse l’impossibile attrae sempre di più, e tanto. Ma non posso neanche ritenermi l’amante del Signor Bollore. Da quella mia telefonata a temperatura meno 18 non si è fatto più vivo, neanche per un insulto, e questo dovrà pur dire qualcosa? Io poi mi sono imposto assolutamente di non scrivergli né tanto meno telefonargli. E allora? Allora la risposta è una. Ed è sempre la stessa, ovvero nessuno dei tre campioni in esami sono il +1 giusto.


Tutti questi pensieri poi, confluiscono nella mia vita qui, in Abruzzo. Tornato per una settimana a casa, mi rendo conto che anche gli amici di sempre hanno diversi problemi, nella gestione dei loro rapporti. Mi viene in mente la mia amica Mari, con un uomo gelosissimo, persino di me. E lui lo sa che ho le chiappe chiacchierate. Jules, altra amica storica, invece vive sempre la sua difficile condizione di amante a distanza, di un uomo che per quel che ne so potrebbe anche essere sposato. E Kati? Con un uomo che non la soddisfa come vorrebbe. Anche dall’altra parte del cielo le cose non vanno per il verso giusto. Allora il mio occhio critico e intuitivo come un Motorola V3 mi suggerisce che forse dipende tutto da noi.


E dal culo. Non parlo di chiappe chiacchierate ora. Ma del gran culo che ci vuole. Bisogna trovare la persona giusta, al momento giusto. E quando la si incontra non bisogna lasciarsela scappare. Altrimenti si diventa patetici. E io sono il primo. Sono patetico quando mi aspetto una chiamata del Signor Bollore, e lascio a casa il telefono con il numero Vodafone. Ovvero l’unico numero che ha. Sono patetico quando mi impongo di fare le cose per bene, con il candidato #1 scottato dal passato, o con il candidato #2 assente per definizione, o defezione. Bo. Continuo a non capire. E forse non lo capirò mai. E’ per questo allora, che Bollore va più che bene.


E sarà sicuramente sbagliato anche così. Ma tant’è. Il mio povero, piccolo e pigro neurone adesso si dedica soltanto alle vacanze. Lunedì torno a Roma, martedì me ne vado con Ga e Guy a Berlino, e appena tornerò, partirò per un weekend con Jules. Destinazione il grande nord. Lontano, freddo e poco appropriato al momento. Abbiamo deciso che andremo a cercare i nostri fantasmi, per esorcizzarli. E chiudere. Chiudere perché forse è meglio mettere un punto, e andare a capo. D’altronde a settembre tutto ricomincerà da capo. E forse, io potrei anche incontrare quel +1 speciale. O per lo meno, giusto per me. D’altronde, la speranza è l’ultima a morire. Sempre. Anzi, sempre?

E comunque, buon ferragosto. A tutti.