giovedì 10 febbraio 2011

Buon fottuto compleanno a me!


Tutto quello che so di me, è ciò che non voglio essere. Tutto il resto, lo scopro poco a poco e lo condivido con chi mi pare. Su queste pagine, virtuali, di cose ne ho condivise. Inizialmente creare Annabelle Bronstein mi aveva aiutato a rendermi conto che forse non ero così pazzo, e che forse anche altre persone avevano avuto le mie stesse esperienze. Poi, man mano che il tempo passa ti accorgi inesorabilmente, che forse, quel mondo scintillante e pieno di glitter di cui vuoi far parte in realtà è una sola. Lo scintillio dura poco, e che soprattutto poco ci devi fare. Io ho sempre pensato che a me non sarebbe potuto accadere. Quando poi invece è successo per davvero. Be, sbam. Prendi e porta a casa. In silenzio. Perché il silenzio ridà dignità alle cose.

Credo che una piccola evoluzione in due anni l’ho avuta. La mission di questo blog era ridere su le cose che mi capitavano, sugli amici, sui modi di dire e di essere. Insomma prendere la pillola amara con un sorrisetto ironico. Perché l’ironia aiuta. Nel tempo, i miei post, sono diminuiti perché la vita, nonostante uno voglia essere positivo, ti mette davanti anche cose su cui viene difficile fare ironia. Io mi dico sempre che le situazioni sono sempre le stesse, ma che siamo noi a cambiare. Siamo noi che facciamo tesoro del passato e le viviamo in maniera differente. Ogni cosa che ci accade ci segna, e ci cambia. Inesorabilmente.

Le mie necessità sono cambiate. Sono diverse rispetto a quelle che avevo due anni fa. Adesso ho ben chiaro quali sono le cose di cui ho bisogno, e devo ammettere che, nonostante ne abbia passate tante, e sia dovuto passare sopra a tante cose, sono ancora qui. E non ho affatto intenzione di andarmene. E proprio per questo volevo dire a tutti voi che mi seguite, pochi ma buoni, che ho deciso di aprire a questo blog anche post meno pop di quelli che avevo previsto. Annabelle sarebbe dovuta essere sempre allegra, e sempre divertente, perché lei è la parte più irriverente, ciaciona, caciarone e stupidella di me. Ma se sei Annabelle puoi dire tutto.

Il tempo passa, e volendo o meno, maturiamo. Le rughe, l’età, le nuove e diverse responsabilità ci formano. Ci sorprendono. Siamo migliori? Con tutto il bello e il brutto di noi stessi, diventiamo sempre più consapevoli. E io credo di avere raggiunto una certa consapevolezza. Per questo anche Annabelle, come me, deve per forza evolvere. Che sia chiaro, le movenze pop, i post sgrammaticati, i drammi, i valalalasss, i ragazzi carini e quelle cialtrone delle mie amiche ci saranno sempre. Solo con più consapevolezza. Se pensate di aver letto tutto, siete fuori strada. Non avete idea di quello che vi aspetta. E forse neanche io.

E comunque, tanti fottutissimi auguri di compleanno a me!

Seguimi: faccialibro, twitter, youtube, tumblr.

sabato 29 gennaio 2011

Cattivi pensieri, e un fottuto trattore



Interrogo quotidianamente me stesso su quale sia la prossima cosa da fare. Avete presente quando guardate un film pallosissimo e non potete cambiare. La mia esistenza ultimamente mi sembra questo. Un film pallosissimo/noiosissimo. Non so bene perché. O forse lo so. Ma non ve lo voglio ancora dire. Mi chiedo sempre quale sia il mio obiettivo. Quando i miei desideri si realizzeranno. Quando in soldoni potrò essere davvero felice. Adesso non lo sono. E a sentire chi mi sta intorno dovrei anche smetterla. Ho un buon lavoro, che mi fa guadagnare bene, una bella casa, degli amici perfetti, e una famiglia a debita distanza. Ma allora perché non sono felice?



Non lo so. Cioè lo so. Ma non è ancora arrivato il momento di dirlo. Il sesso. Il sesso è un aspetto importante. Negli ultimi anni ho fatto molto sesso. Mi sono scoperto, sessualmente parlando, il 30 dicembre del 2007, a ventiquattro anni. Relativamente tardi, ho forse relativamente in orario. Non mi sono pentito. All’epoca ho fatto sesso con uno con cui avevo creduto che non sarebbe finita lì. Mi sbagliavo, ovviamente. Finì lì. Dopo la porta in faccia ho deciso di non rimanerci più male. Da allora ho fatto molto sesso, in due, in tre, in quattro, in cinque. Ok, sono arrivato ad otto. E non mi vergogno a dirlo. Ne ho fatte di bendonde, e devo ammettere che non mi sono fatto mancare niente.


Mi è sempre andato bene. Ma oggi, neanche il sesso mi basta più. Avete mai provato la necessità di dover fare l’amore? L’amore con la A maiuscola. L’amore nel senso che non ti serve necessariamente fare sesso, ma bastano anche solo le coccole. L’amore, nel senso che puoi anche litigare, ma stai litigando con la persona che ami. L’amore nel senso che esci e vai a cena con gli amici, ma alle 23 hai già voglia di tornare a casa, perché sai che ci torni con il tuo amore. Per l’appunto. L’amore nel senso che puoi anche solo guardarti e farti un cenno per capire che l’altro ha capito quello che volevi dire.


E se tutto ciò non ci fosse? Allora ci si sente inutili. E io mi ci sento, visto che non c’è. Non prendiamoci in giro, è nel dna dell’essere umano accoppiarsi e riprodursi. Adesso, per riprodursi ci sono altri modi, ma per accoppiarsi non mi sembra che io non possa farlo. O no? Il problema, è essere da solo. Insomma non mi va più. Mi sono ingozzato del mio status di single. Mi ci sono abbuffato. Ne ho abusato. E ne sono stufo. Insomma che io lo decida o no, sono sempre da solo. E sono stufo anche di tutto quello che mi viene detto in risposta. La risposta più quotata è la seguente: “L’amore quando viene, viene. Non ci devi pensare, non lo devi cercare”.



Credetemi. Io non ci penso affatto. A parte in questo periodo per lo meno non ci ho mai pensato. E infatti un uomo fisso, permettetemi di dirlo, non c’è mai stato al mio fianco. E poi, come straminchia faccio a non pensarci? Come fai a far finta e dire che non ci pensi? Io ci penso. Ci penso. Altro consiglio straquotato è il seguente: “Hai cercato di cambiare modo di fare? Sai a volte basta approcciare in maniera diversa, sei una persona simpatica, risoluta, intelligente, sempre in movimento. Secondo me dovresti far vedere tutti questi aspetti di te!”. Ma secondo voi non ci ho provato mai? Secondo voi non ho provato mai a cambiare modo di fare?


Insomma ho fatto il simpatico, il burlone. Ho fatto quello che non gliene importa niente. Ho fatto il vago. Ho fatto la maschia, quello che si veste alternativo e che paga il conto. Ho fatto la teenager, e il superficiale. Ho fatto quello da una botta e via, quello da lunghe chiacchierate e persino (e lo sottolineo) quello da beviamoci una birra. Ho fatto il tipo da una passeggiata in centro, un gelato in centro, ed anche lo shopping in centro. Ho fatto quello da chiacchieriamo e guardiamoci dritto negli occhi, quello che fugge, quello che rompe, quello del messaggino del buongiorno, del buon pomeriggio e della buona notte. Insomma ne ho fatte di ogni.


Secondo voi è servito? No. Non è servito a niente. Arrivo ad oggi con un bagaglio ben pieno di cose andate storte. Le farfalle le ho sentite. Ma dopo un po’ son morte. Solo qualcuno ha lasciato qualche solco lungo la via. Ma non è stato sufficiente. Al punto in cui mi trovo viene spontaneo chiedermi, ma insomma che cosa ho io che non va? E’ possibile che io sia una persona insopportabile. E ci può anche stare. Perché per certi versi lo sono. Ma nessuno che mi coinvolga ha la voglia di stare al mio fianco per più della durata di una scopata? E’ possibile. A questo punto mi sento in un nuova fase della mia vita. Ovvero mi basto. Anzi, io mi basto?


E qui non ho parole. Su questo che può sembrare un’insignificante dettaglio, invece, devo assolutamente ricredermi. Io non mi basto affatto. In nulla. Non mi basto quando mi guardo allo specchio, non mi basto quando me ne vado a dormire la sera. Non mi basto neanche quando decido di mettermi a dieta e fare qualcosa di buono per me. Non mi basto mai. Non sono mai soddisfatto di me stesso e di quello che faccio. Mai. E questo a lungo andare può solo fare dei danni. Ma dei grandi danni.


Non riesco ad essere felice con quello che ho. Come faccio a trovare uno che sia felice con me? E’ questo il punto. Il punto oscuro, il lato nero di me. Quello che prima per ben due volte non vi ho detto. Io non sono mai soddisfatto. Mai. Di niente. E’ tutto mi annoia. Mi annoia anche me stesso. L’importante è prendere atto del problema. Anzi qualcuno pensa addirittura che sia quasi risolvere il problema. Ma io in che modo l’ho risolvo? Insomma dovrei svegliarmi con il sorriso sulle labbra. Abito a Roma, lavoro, guadagno bene, scopo e mi diverto e soprattutto ho un pazzesco blog che va via come il pane. E il mio unico obiettivo è non essere felice di tutto ciò.


Come faccio a volermi far bene da qualcun altro se non riesco a volermene da solo. Io non mi prendo cura di me in nessun modo. Non sto attento al freddo, mi ingozzo di medicine come se fossero caramelle, mangio male e fumo come uno sfigato. Insomma dove mi voglio bene? Dico da settembre che devo andare in palestra, e siamo a gennaio e ancora non ho deciso a quale segnarmi. Insomma mi sono mai preso cura di me stesso? Questi sono interrogativi ai quali non troverò mai risposta, e soprattutto nessuno mai saprà darmi una risposta. E allora che si fa? Non lo so, ma spero vivamente che qualcuno di voi abbia almeno un mezzo consiglio.


E comunque mio fratello ha comprato un trattore con 5.500 euro, e credo che ecco, ciò nonostante, lui sia molto più felice di me. Ma ci rendiamo conto? Un trattore. Un fottuto trattore.

venerdì 14 gennaio 2011

Come cominciare bene l’anno. Il metrosexual



E’ da un po’ che convivo con l’aspettativa del nuovo anno. Negli ultimi giorni della fine dell’anno passiamo giornate intere a tirar somme e a fare buoni propositi. E questo trovo che sia diventato un passatempo troppo deleterio. Per cui preferisco, farmi solo un buon proposito per questo 2011, ovvero non fare buoni propositi. D’altronde mentre voi eravate chissà dove a far baldoria con chissà chi, io ero su una tazza del cesso a liberare il mio intestino. E’ pure sempre stato un anno di merda del 2010, per cui mi sembrava che avesse una certa coerenza tutto sommato. Ma nel 2011 le cose sembrano avere pressoché lo stesso ordine. Cambio poco una data ecco.


I rapporti si assomigliano tutti. Sembra tutto preconfezionato, prêt à vivre, seguendo schemi uguali e ripetitivi. La voglia di condividere ci ha talmente fottuto le membra che anche i sentimenti sembrano seguire il trend faccialibriano del “Mi Piace”. Che diciamocele, riduce tutto troppo ai minimi termini. Così se a dicembre del 2010 avevo avuto un primo appuntamento interessante, il seguito è che nel 2011 non ci sarà un secondo appuntamento. E questo non per colpa, che sia chiaro. Lui molto carino e simpatico, poco più piccolo di me, ha saputo come smuovere il mio interesse. Cosa che non accadeva da troppo tempo. E io credo di avergli dimostrato la voglia di andare oltre.


L’ho cercato tanto, mi sono fatto sentire, mi sono interessato. Ho provato più volte a concordare un secondo appuntamento. Ma questo si è rivelato tutto inutile. Ogni volta lui, puntuale come un orologio aveva ben altro da fare. E diciamocelo che non mi ha mai considerato oltre al ciao. Per cui ho deciso di lasciarlo indietro nel 2010. Ma nel 2010, ed esattamente alla vigilia di Natale ci avevo lasciato anche il giovane collega. Arrivato durante il periodo festivo dove lavoro io per sostituire i colleghi in ferie sono rimasto subito folgorato dalla sua presenza. Non molto alto, barbetta e capello corto e una voce calda ed eccitante mi hanno convinto che lui poteva essere la mia nuova fissa.


Ho così cominciato, giorno dopo giorno, a cercare di capire quale lato del mondo preferisse. Non mi dava l’impressione di essere gay. Ma neanche il contrario. Mentre lavoravamo insieme però capivo ben poco. Impegnati in lavori simili ma differenti non potevo stargli sempre appiccicato. E il fatto che non fossimo soli complicava le cose. Così, vagamente qua e là durante le giornate cercavo di trovare dettagli convincenti. Di li a poco avrei scoperto che odiava il clero e il Vaticano a tal punto da buttarci una bomba dentro, odiava il matrimonio e per nulla al mondo avrebbe detto un si davanti a un’altare e terzo e molto convincente dettaglio il suo faccialibro.


Perché se un gay sotto mentite spoglie può dire una bugia, il suo faccialibro non te la dirà mai. Scoperto il suo nome fittizio inutilizzato nella parallela esistenza mi sono trovato con ben dieci amici in comune. Dieci. E tutti vagamente omosessuali. Ma la cosa più strana era che con Annabelle Bronstein gli amici in comune erano addirittura ventisei. E tutti con le chiappe chiacchieratissime. Eppure io quel ragazzo non lo avevo visto mai da nessuna parte. Mai in nessun contesto palesemente gaio. I conti non tornavano. Affatto. Arrivata la partenza per la mia terra natia, avevo archiviato tutte le mie speranze, e il suddetto fascicolo con un piccolo tarlo. E se fosse solo un metrosexual?


Tornato a Roma, e rivisto i miei confidenti in una serata scambiamociiregali da Tata loro, descritta la situazione, hanno sentenziato. Era gay. C’erano tutti i presupposti perché fosse della famiglia. Ma io non avevo ancora la certezza. Il giorno seguente, prendo il telefono e chiamo a lavoro con la banalissima scusa di non ricordare il giorno esatto della fine delle ferie. E la chiamata l'ha presa proprio lui. E la sua risposta è stata ancora più shoccante. “Guarda che tu ricominci a lavorare il 7!”. Ma insomma, come poteva ricordarselo? Insomma, io me lo sarei ricordato solo se ne fossi stato davvero interessato. Così, preso da un momento di assoluta euforia ho chiuso la chiamata annunciandogli che sarei passato a fare un salutino.


Appena arrivato davanti a una tazza di caffè ero ancora fermamente convinto di avere una vaga speranza. “Oggi sei proprio distratto, ti scordi in giro di tutto… Ma che hai?” tuona la mia collega entrando e uscendo quasi subito dalla cucina. Rimasti soli io rincaro la dose “Ma che stai a combinà oggi? Io ti faccio pubblicità e tu dormi?”. La sua risposta è stata molto sorprendente e devastante allo stesso tempo. “E’ che oggi sono emozionato. Forse perché ci sei tu”. E mi guarda sorridendo vago. Io divento in un attimo rosso. MMMmmm. No c’è seriamente qualcosa che non va. Ma ci sta provando? Pensa il mio piccolo neurone solitario. Chiudo la conversazione e decido di fuggire di là in un nano secondo.


Eppure ce l’aveva quasi fatta. Anche Guy, noto per il suo cinismo e la sua consapevolezza aveva dichiarato che secondo lui il giovanotto era uno che ci stava. E anche su twitter, molti di voi erano d’accordo. Ma io ero ancora indeciso se fare o meno l’agognato passo. Mi dicevo che però qualcosa non mi convinceva. Non capivo cosa, ma c’era qualcosa che non mi tornava. E se avessi avuto più certezze credi che a questo punto già me l’ero bello che spupazzato. Ma il dramma, come ben sapete, è sempre dietro l’angolo. E infatti attendeva che i suoi occhi, incontrassero quelli della donna dello showbiz (una mia collega) per avere la totale realtà di questo dubbio amletico.


Nel giro di un pomeriggio lui si è invaghito di lei. E questo sotto gli occhi inesperti del sottoscritto. Non che io mi sia strappato i capelli. Affatto. Però una puntina di rodimento di culo lo avuta e come. Insomma tutta questa manfrina appassionata sul tirar fuori argomentazioni palesemente omosessuali e uscite atte a far intendere chissà cosa, per quale cavolo di motivo le aveva fatte? Così, per gioco. A me è venuto anche il dubbio che le abbia fatte per pura vanità. Insomma i metrosexual hanno questo brutto vizio. Riescono a fartela credere, e con molta facilità pure, perché hanno tutte le caratteristiche di checche a cui piace, però, la vagina. Naturalmente.


Ma non mi sconcerta che non mi abbia cacato minimamente, perché andiamo, ci può stare, la cosa eclatante è che lui me l’abbia fatta credere. E mi abbia intortato. E non solo. La donna dello showbiz mi ha anche confermato che lui le aveva detto che secondo il suo modestissimo parere io ero gay. Ma va? Buongiorno. Ma allora se lo avevi pure capito che senso aveva farmelo odorare? Non lo so. Non lo comprendo. Non capirò mai cosa spinge un ragazzo etero a fare movimenti simili. Io resto dell’idea che forse sono etero e non lo so, perché il mondo gay è complicato e troppo interrogativo per i miei gusti.


Così tra pensieri e atti di pure stalking mi sono ritrovato a pensare che effettivamente se lui era stato povero di contenuti, anche io non ero stato da meno. Anche io con la mia smania di sapere avevo oltrepassato il segno. E mi ero totalmente e completamente messo a fare il suo stesso gioco, senza conoscere le regole. La necessità di essere considerato da qualcuno ha fatto passare tutto il resto in secondo piano. Primo errore Annabelle. Errore troppo da 2010 mia cara Annabelle. E prima lezione assimilata. Diffidare sempre da chi ti da l’impressione che ti si vuole scopare e non ti chiede almeno il numero. Quelli che ti si vogliono fare, il numero, te lo chiedono sempre. Sempre.


N.B. Mi preme dire grazie a tutti per i 29.000 contatti. Lo so è poco rispetto ai numeri di tanti altri blog, ma a me sono sufficienti per essere stracontento. E poi gli altri che ne vogliono sapere di movenze pop e valalalasss vari. Ehhhhhhhhhhhh? <3

venerdì 31 dicembre 2010

Fanculo 2010.


Ci siamo. Il 2010 sta finalmente andandosene a fare in culo. E io sono estremamente felice di ciò. Insomma che anno è stato questo? Ho dovuto combattere con gente più squilibrata del solito, e anche di me. Ho dovuto combattere con la voglia di lavorare che va sempre di più scemando vista la poca soddisfazione. Anche se mi hanno promosso. E che promozione. Ma il callo, rimane sempre e comunque la mancanza di un uomo accanto. Tranquilli. Adesso non starò a menar le balle con la solita vecchia storia. Ho capito che forse non voglio ancora nessuno che mi stia tra i piedi. Intendiamoci, la voglia di vivere un amore c’è. Ma forse non sono ancora pronto.


Andiamo. Siamo obiettivi. Tra il divertimento nella giungla delle relazioni e una relazione da giungla voi cosa scegliereste? Forse il tempo non è ancora arrivato. Forse non sono propriamente maturo così come io credo di essere. Tanti i forse che potrei porre alla vostra attenzione. Ma ho deciso di non farlo. Ho deciso che non voglio fare come sempre, ovvero fare il resoconto dell’anno appena trascorso. Me lo voglio solo lasciare dietro alle spalle, e far finta che non ci sia mai stato. Quest’anno mi sono riappropriato di me stesso totalmente. Mi sono tolto tante soddisfazioni, e l’ho fatto soprattutto per me stesso. E l’ho capito in questa ultima settimana che ho passato a casa con i miei.


E’ sempre traumatico tornare a Chieti per più di tre giorni. Le domande dei miei diventano insistenti, e mi consola solo stare un po’ con i miei nonni. La noia qui vince su tutto, tranne che per Jules e gli altri. Quelli con cui posso essere me stesso al cento per cento. Mi era quasi venuta voglia di fare coming out. Ma poi ci ho ripensato, ed ho capito che non sono affatto pronto ad affrontare una cosa del genere. Non adesso. Non avrebbe poi molto senso. Vivo in realtà a 200 km da qui, e non ho un ragazzo che mi dai la sicurezza per farlo. I miei amici potrebbero, ma forse ho ancora troppa paura.



Non voglio neanche fare buoni propositi per l’anno che arriva. Ho maturato la certezza che i buoni propositi riescono solo a farmi deprimere un po’ di più se poi non si realizzano. Ho deciso però delle priorità, che in questo nuovo anno diventeranno assolute. E per non deludere neanche voi che mi leggete non ve le dirò. Poco a poco però le scopriremo insieme. In questi giorni ho capito che forse devo cambiare. Un pochino, sia chiaro. Voglio emanciparmi. Per il bene mio, e di chi mi sta attorno. Voglio fare progetti concreti e realizzarli. Insomma voglio vivere in maniera differente. Ed essere più positivo.



Felice di aver attizzato soltanto il fuoco del caminetto in questi ultimi giorni di quest’anno faticoso e bizzarro più del previsto, vi invio i miei più sinceri auguri. A tutti. Amici, nemici, ragazzi carini che mi hanno fatto battere il cuore, e quelli più stronzi che me lo hanno stretto quasi a farmi male. Alle persone che non sopporto. E a coloro che non mi sopportano. A tutti quelli che almeno una volta hanno incrociato il mio sguardo, e non mi hanno capito. E a tutti quelli che invece ci provano almeno due minuti. Noi siamo il risultato delle persone che conosciamo. Perché chiunque ci lascia qualcosa.


E questa sera, mentre le ore volgeranno alla mezza, chiudete gli occhi e cercate dentro voi stessi almeno un buon motivo per essere felici. Io lo farò. E lo farò per i prossimi 365 giorni. Questo è l’unico modo, secondo me, per fare in modo che le cose vadano meglio. E poi, domani, nel 2011 ricordatevi che un’altra sfigata orrenda peggio di voi si apre quando può su uno dei blog più pazzeschi che ci sono. Quindi auguri, auguri!!! Ah, dimenticavo, la foto in alto non è messa lì a casa. Devo uscire tra dieci minuti, e sono esattamente nelle sue medesime condizioni. Solo con un variopinto pigiama. Giusttappunto.


P.s. Visto che è il primo capodanno in tre anno che non sono a Roma, devo mandare un abbraccione alle mie amiche. Loro festeggeranno in quel della Tuscolana. Ma ciò nonostante, le sento tutte vicine e strette a me. Vi lovvo.

AB

sabato 11 dicembre 2010

Il gay emancipato, ovvero un post ingarbugliato



Quando si parla con un gay, è facile notare come questo si ponga nei confronti dello stesso mondo omosessuale. Di solito si presenta sempre come un anticonformista, che non giudica se non conosce, che non concepisce la discriminazione perché rispetta tutti. Che fa la raccolta differenziata. Legge tantissimo. Va al cinema. Ha tanti amici. Che vuole trovarsi casa da solo per non pesare sulle spalle della famiglia. Che sta bene così, che non si sente solo, perché ha tanti amici e che non vuole storie. Che deve capire prima se stesso e dove sta andando. Adesso, pensateci un attimo. Ditemi che non conoscete qualcuno che si descrive così. Addirittura potreste essere persino voi stessi.


Ma non posso prendermela. Affatto. Mentre tanti gay parlano di queste cose, io invece le ho fatte tutte. Mi sono trasferito, mi sono trovato un lavoro, ho la mia indipendenza e blablabla. Primo dettaglio importante. Diffidare da gente che esordisce con io qui, io sto bene come sto, io su, io giù. Louise di St. Louise ci ha insegnato che se siamo qui, è perché siamo alla ricerca dell’amore. O del sesso. O di qualsiasi cosa che gli possa vagamente somigliare. E che forse è ora di finirla di dire balle a cui non crede più nessuno. Ora, perdonate la premessa, ma andava fatta. E poi capirete anche il perché. Dopo ben quattro sole, ricevute da il Coetaneo Assente dei Castelli io ci avevo già messo una pietra sopra.


Quando una sera di inizio ottobre, lui, sorprendendomi al quanto, è riemerso dal dimenticatoio del mio msn. Un posto dove trasferisco tutti i contatti quando credo e suppongo si sia esaurita la loro permanenza nella mia vita. Credevo male. Non avevo fatto i conti con il suo essere aperto al pensiero positivo e al dare sempre nuove possibilità. Eccheculo. Ma lui esordisce sempre con il solito “Ciao, come stai?”. E io ho ricominciato a rispondergli, prima con molta vaghezza, poi rendendolo partecipe sempre di più del mio quotidiano, guardandomi bene, però, dal proporgli un’uscita. Onde evitare la quinta sola. Visto che, ecco, mi era parso di capire che erano molto simili ai drammi. Sempre dietro l’angolo.


Per tutto il mese ci siamo sentiti. Mi cercava, mi diceva di lui, sempre e comunque sottolineando di essere super impegnato con le amiche, gli amici, di non avere mai un attimo per respirare. Ha sostenuto ogni volta di avere una routine frenetica che io, secondo lui, non potevo capire. L’ho fatto cuocere nel suo brodo per tutto il mese. E siccome, prima di essere Annabelle Bronstein, sono pur sempre un emerito stronzo, ho giocato ad armi pari. Con la sola differenza che io, cose da fare, le avevo davvero. Impegni, uscite con gli amici e incontrare ragazzi da una botta e via erano tutta roba che ho continuato ad avere, perché, in realtà, sapevo dentro di me che da parte sua non c’era sincerità.


E lo sapevano molto bene anche Guy, Ga, la Burina, Tata, Ciù Ciù e il Signor Wilson, che erano quasi tutti unanimi nel dirmi di non farmelo piacere troppo. Perché anche loro avevano il dubbio che poteva essere tutto un fuoco di paglia. Arrivata la partenza per il concerto di Lady GaGa però, devo ammettere che io, beh, non potevo definirmi non coinvolto. Insomma, a me il Coetaneo Assente dei Castelli piaceva. E non potevo far finta del contrario. Per cui, nonostante io non volessi, ero lì che in qualche modo ci ero già dentro fino al collo. Con Guy soprattutto cercavo di tornare con i piedi a terra. Ma questa volta le cose erano diverse. Lui mi chiamava, mi messaggiava, mi teneva informato di tutto ciò che gli accadeva.


E anche Guy, in qualche modo, ha creduto che fosse sincero. Fino a che, un bel giorno, il Coetaneo Assente mi chiede i programmi del weekend perché, forse, era arrivato il momento di vedersi. Giubilo in tutto il regno. Per la prima volta ero riuscito a rendermi talmente interessante che qualcuno finalmente mi aveva chiesto di vederci. E non io. Lui. Per cui, un po’ per non far vedere che stavo solo ad aspettare un suo cenno, ho deciso di inventarmi un impegno per il venerdì sera, e la libertà assoluta il sabato. La domenica lavoravo mentre il lunedì ero di nuovo off. Proprio mentre pensavo di avercelo in pugno, il primo coltello raggiungeva la colonna all’altezza di L1-L2. Lo so dettagli inutili.

Venerdì non c’era, sabato nemmeno, per non parlare del lunedì. Era libero solo domenica. Merda. Merda. Merda. Vabbè, non è una sola. Siamo persone impegnate e mature. Aspetterò che mi proponga un altro giorno. Penso. Passa un’altra settimana, durante la quale ci sentiamo, in maniera sempre non troppo opprimente, e rimandiamo al sabato successivo. Il venerdì sera però, mi dice che non riesce proprio, perché ha da fare con la madre, e che sarebbe meglio rimandare a lunedì. Provo a insistere e gli dico che se vuole lo raggiungo io ai Castelli dopo cena. Ma lui preferisce di no, piove. Cosa? Ti dico che da Roma Nord me ne vengo ai Castelli e tu rifiuti perché PIOVE? Seguo ancora una volta il consiglio di Guy, freddo e distaccato. Ed evito le polemiche.


Rimaniamo per il martedì successivo, da confermare, anche se so che dovrò lavorare, ma evito di dirglielo. Ho voglia di vederlo. Ho voglia di baciarlo. Ho voglia di stringermi a lui. Il martedì arriva, e lui si ricorda che il giorno dopo parte per la Sardegna per quattro giorni e che martedì deve assolutamente finire di sistemare le valigie e tutto quello che si deve portare. Che poi, che cazzo vai a fare in Sardegna a novembre? Boh. Nonostante io abbia quasi voglia di aprire il forno, accenderlo al massimo e ficcarci la testa dentro, mi rassegno e decido di attendere senza fare pressioni. Decido di essere presente, ma solo il minimo consentito e di aspettare il suo prossimo passo. Paradossalmente mi stupisce.


Durante la sua permanenza in Sardegna, ogni giorno si fa sentire via messaggio. Mi racconta le sue giornate, della bellezza di quel posto e del brutto tempo. Un po’ sorrido. Insomma chi di voi non gli avrebbe augurato almeno un po’ di pioggia? Al suo rientro, finalmente i tempi sono maturi. Mercoledì primo dicembre sente finalmente il bisogno di suggellare la nostra conoscenza con un incontro. Io non rifletto sulla data e dico di sì. Lui propone un cinese e di vedere assieme l’ultima puntata di Glee. Io ci sto. Anche se ero sicuro che avrei dovuto fare qualcos’altro il primo. Poco male, penso. Andremo a cena insieme e poi vedremo Glee. Un pazzescherrimo, dignitoso, primo appuntamento.


Continuiamo a sentirci nei giorni successivi, aggiungendo dettagli alla serata. Decido anche l’outfit. Insomma tutto è perfetto e preciso. Ma il dramma è sempre dietro l’angolo. Sempre. E solo il giorno prima ricordo, come se vivessi un incubo, che il primo in realtà io ho la fottuta cena di lavoro, con tutti i miei boss, alla quale non posso mancare visto che si sta seriamente parlando per una mia promozione. Merda. E adesso? Cosa straminchia faccio? Decido di essere sincero e gli dico che avevo dimenticato questo dettaglio. E che non posso rifiutare. Lui appare dispiaciuto, ma comprensivo. Anche se sottolinea che si tratta del quinto appuntamento che salta. Io gli faccio notare che è il primo che salta a causa mia. E che non mi scassase il cazzo. No?


Lui però, decide che ci vedremo lo stesso, il giorno successivo. Il giovedì. Che a me, penso, può comunque andar bene. Il primo dicembre arriva, e io vado alla fottuta cena di lavoro. Quando rientro a casa accendo il pc e lo trovo in linea. Lui mi dice che ha passato la serata a casa a fare la maglia. A me sembra strano. Penso subito che sia un modo di dire. Invece insiste, e dice che è stato tutta la sera a lavorare ai ferri ed ha quasi finito un maglione. Insomma, non posso crederci. Penso che sia tutto molto ironico, ma ciò nonostante non ci trovo nulla da ridere. Lui accende la cam e me lo trovo lì, con i ferri e il gomitolo alle prese davvero con una maglia. Sono senza parole. Può un ragazzo di ventisette anni passare una serata a fare la maglia?


Decido di sorvolare anche su questo dettaglio, e immagino un maglione con una renna ricamata da lui in persona come regalo di Natale. Penso che non sia il caso di soffermarmi troppo su questo dettaglio. E stanco lo saluto rimandandolo all’incontro del giorno successivo. “Ah si per domani sera forse salta tutto, non riesco ad incastrarti”. Cosa? Ma cosa dice? “Incastrarmi tra cosa?” chiedo fingendo poco interesse. Lui mi dice che il pomeriggio deve vedersi con il ragazzo di una sua amica per organizzarle una festa a sorpresa, e che poi andrà a cena dalla sorella per organizzare il compleanno del nipote di cinque anni. “Cosa sei una Birthday-Planner adesso???” penso tra me e me.


Ma non glielo dico. Insomma mi viene immediatamente la voglia di prenderlo a calci in culo. Gli chiedo come mai non me ne avesse parlato il giorno prima, visto che, ecco, sicuramente ne era al corrente. E gli chiedo se ci sia qualcosa che non va, visto che rimanda ogni sorta di appuntamento. Lui si sente in dovere di dirmi che beh, è colpa mia se non ci siamo visti perché avevo una cena di lavoro. E che lui si era lasciato tutto il giorno per me, e infatti era a casa a fare la maglia. Avvampo per i nervi con la voglia di strozzarlo con la sua stessa cazzo di lana. Dico che lui mi ha solato molte più volte, e che non mi sembrava giusto ora rinfacciarmi una cosa del genere visto che si trattava di lavoro.


Lui allora, avverte la necessità di sottolineare che non vuole giustificarsi con me. Che non ne ha bisogno, né la situazione lo prevede. Che mi può stare anche bene. Ma io gli faccio notare che non voglio giustificazioni, ma solo che ecco, poteva anche dirmelo che ora la sua occupazione preferita era organizzare compleanni. Da lì ne nasce una discussione che lui smorza con commenti tipo “non posso farci nulla”, “faremo un’altra volta” e “non mi sento di dirti altro”. Io passo allo sbrocco e gli dico immediatamente che per me può bastare così, e che non ho intenzione di perdere altro tempo con lui. E il Coetano Assente fa subito la mossa che avrebbe dovuto evitare. Acconsente senza battere ciglio.


Io, preso da istinti omicidi, decido di rendergli noto che la sua era tutta una finta, che mi aveva presa in giro e che non volevo più saperne nulla. Lui conviene con me, dice che secondo lui siamo incompatibili caratterialmente (non capisco come faccia a dirlo, visto che praticamente non mi conosce), e passo ad offline. Bene. Cazzo. Vaffanculo. Mi sento forte ed ho bisogno di affermare a gran voce la mia dignità. E lo faccio, mi prometto di sfancularlo. E forse è già accaduto. Mentre mi convinco di aver fatto la cosa migliore che potessi, per me stesso soprattutto, il giorno dopo lui riappare e ricomincia il gioco. “Ciao come stai?”


Devo andare avanti? No. Non credo ci sia bisogno. Vorrei solo capire però il senso di tutto ciò. E’ per questo che ora vi invito a rileggere la premessa, e a convenire con me che è difficile essere sinceri con gente che si comporta così. E che io, ciò nonostante, lo sono sempre stato. Ma il punto è un altro, ovvero che sostanzialmente il Coetaneo Assente dei Castelli è una persona sola. Tanto sola. Ma il fatto di solarmi, lo fa sentire meno solo. Perdendo di vista che in realtà le regole le fa da solo, e gioca pure da solo. Ovvero il cane che si morde la coda. Per cui, l’ho lasciato lì, a giocare da solo. E sì, ho fatto assolutissimamente bene. Lo so.


Ah, detto ciò, non so se ve ne siete accorti, ma è quasi Natale, e anche Annabelle si è vestita a festa. Enjoy ;)

giovedì 4 novembre 2010

Happy fucking Birthdays!



Oggi è un giorno molto speciale. Oggi il Signore compie 22 anni. E sto parlando di Marcello Signore. Marcello Signore è un giovane che fa parte della crew di Gay.tv. Lo so non ha senso dire crew. Ma adoro il suono della parola crew. Comunque questo non c’entra molto. Diciamo che è un po’ che penso di fare un post su di lui. Perché? Prima di tutto perché mi fa collassare dal ridere con la sua Pausa Pranzo. Poi perché, ecco… Come dire… Bè ecco. E’ bono da morì. E poi cosa non da meno assomiglia terribilmente a James Franco. Il post che volevo fare volevo chiamarlo “Voglio sposare Marcello Signore”. Ma poi mi sono ricordato che effettivamente noi non ci possiamo sposare. E anzi. Probabilmente oggi giorno abbiamo meno diritti di quelli che pensiamo di avere.


Ma qui sfondiamo una porta aperta. Io penso sempre se il mondo fosse al contrario. Ovvero se tutti fossero gay, e quindi gli etero sarebbero al nostro posto. Come sarebbe il mondo? Non lo so. Io penso che sarebbe migliore di quello che è oggi. E lo credo davvero. E perdonatemi la battuta probabilmente ci sarebbe molto meno cattivo gusto. E forse tutto quello che accade oggi non accadrebbe più. Ma non mi voglio dilungare. Non voglio fare demagogia. Perché non so neanche che vuol dire e poi perchè è molto difficile affrontare argomenti così seriosi per questo blog. Non perché io non ne sia capace. No. Forse oggi è il caso di far vedere anche quanto i gay siano normali.

Perché la gente crede tutti andiamo girando con i tacchi e le parrucche fucsia. A tal punto da giustificare un settantenne che va con le ragazzine. Ok, in alcune occasioni, alcuni di noi mettono i tacchi e anche le parrucche fucsia. Ma non tutti. Ecco perché ho attaccato sta pippa in questo post. Perché Marcello Signore rappresenta un gay intelligente, spiritoso, preparato, umile. E bono. E questo forse il messaggio che dobbiamo far passare. Noi siamo tutti uguali. Uguali agli etero. Per cui tanti auguri Marcello, di cuore. Le stesse identiche parole le possiamo applicare a un mio caro amico. E alla sua creatura. Che oggi compie tre anni. Auguri anche a te Popslut! E mille di questi frappuccini. A tutti e due! E adesso gustatevi un paio di foto del Signore. Auguri!





martedì 2 novembre 2010

Inorridiscoooooooo


Anche oggi in Italia, un piccolo uomo ha preso la parola per insultarci tutti. Non solo noi gay, ma anche le donne e le persone tutte. Diverse le reazioni scatenate, ovunque in tutto il mondo. Quella a cui mi sento più vicina è la dichiarazione di Julienne Moore. Sarebbe inutile riportare le parole della Carfagna o della Santachè. Bisognerebbe solo ignorarlo. E se fosse chiunque altro probabilmente lo faremmo tutti. Il problema è che lui è Il Presidente del Consiglio. E qualcuno lo avrà pur votato. Questa è l'Italia signori.
CHE ORRORE.