lunedì 2 novembre 2009

L’inusuale Mucca di sabato sera.

Nella mia vita ci sono alcuni punti fermi. Fino a ieri sera. Infatti il solito Mucca è andato in scena di sabato sera per una causa più che valida, ovvero Halloween. E io che sono oggettivamente un mostro per almeno 265 giorni all’anno, per la prima volta ho ceduto alla magia del travestimento. E proprio con questo spirito io e Guy ci siamo messi alla ricerca di sangue finto e trucchi mostruosi per l’occasione. Abbiamo deciso di partire dal cult, ovvero andare da Profondo Rosso, in Via dei Gracchi. Ma ovviamente non eravamo stati gli unici ad avere questa fantastica idea. No. Già sul marciapiedi ci siamo resi conto che non era fattibile poiché altre 27 persone minimo avevano avuto la nostra stessa idea ed erano tutte lì diligentemente in fila. Mah.

Così ho avuto una folgorazione: proprio in una traversa di Cola di Rienzo ricordavo esistere un negozio di articoli per feste, che l’unica volta che volevo andarci era irrimediabilmente chiuso. Ma ieri no. Era aperto, e pieno zeppo di gente, e ovviamente non avevano più sangue finto. Che però ho sostituito con colorante al lampone per dolci. E giusto perché AMO il lampone. E anche Guy ha trovato il suo trucco per la serata. Noi tra l’altro, eravamo incaricati di mandare il messaggio per metterci in lista per la serata. Così reperiti i contatti mi sono messo al lavoro immediatamente. Chiamo il primo numero e lo squillo è ovviamente a vuoto. Preso dai nervi chiamo il secondo. E risponde Ciro. Unica informazione a me conosciuta.

Comincio una serie di mega figure di merde telefoniche che penso mai nessuno abbia mai fatto con una sola telefonata. Prima di tutto esordisco dicendo “Ciao, volevo chiedere se era possibile essere messo in lista con i miei amici per la serata di questa sera di capodanno…”. Ma cosa cazzo dico? Ciro, ovviamente, dalla chiara provenienza partenopea si mette a ridere. E come minimo, io mi sarei chiuso il telefono in faccia da solo. Vabbè. Decido di stare molto più attento a quello che dico. Ma Ciro a questo punto esprime le sue perplessità sul mio orientamento sessuale: “Ma voi siete gay, lesbiche, etero oppure trans?”. “Guarda siamo tutti gay, e poi ci sono due nostre amiche etero che vengono con noi, ma sono molto friendly!”.

Ma nonostante le mie delucidazioni lui si sente comunque in dovere di sottolineare “Ah, e tu sei una di loro?”. Ovvio che no. Ovvio che io sono un ragazzo gay, che ha il pallino di farsi chiamare Annabelle Bronstein ma che ha una voce, che almeno per telefono, viene puntualmente scambiata per quella di una ragazza. E così, rispondo “No guarda, io sono un ragazzOOOO, GAY, anche se mi rendo conto che via telefono posso sembrare una ragazzina. Comunque fidati, sono proprio frocio!!!AUHAUHAUUAUHUHAUHAUH”. E che ridere. Comunque lui ha fretta, e i vigili lo hanno quasi sgamato che sta guidando mentre è al telefono, per cui per evitargli grane taglio e anche lui mi taglia dicendomi di inviargli un sms con tutti i nomi da mettere in lista.

Ah bè, e io che credevo che bastasse un nome più il numero. Troppo semplice. E infatti, comincio a fare la lista nomi e cognomi. Ovviamente per queste occasioni io uso sempre un nome d’arte, che non è Annabelle Bronstein. Ovvio che no. E’ un nome che utilizzo per prenotare i tavoli nei ristoranti, le stanze negli alberghi e le liste in discoteca. Metti caso che all’ultimo succede un dramma e non puoi più andare ti riesci sempre a parare il culo. Ovviamente per dare un senso alla nostra lista convengo con Guy che è il caso di metterci dentro anche il nome di un vip. Certo basterebbero già solo i presenti, visto che parliamo di me ma anche di Popslut. Ma come è noto, io devo esagerare. Per cui includo giustappunto Filippo Timi, che a breve sarà il mio fidanzato.

Anche se lui questo lo ignora ancora. L’appuntamento è direttamente davanti al Mucca, dove al nostro arrivo troviamo già Ga, Sara, l’infermiere veterinario e Popslut. Ci mettiamo in fila mentre la temperatura polare artica ci gela in maniera devastante, e ci rendiamo conto che la fila liste è di un affollato inverosimile, mentre le tessere sono vuote. Quando arriviamo al door selector tutto ci è chiaro. In realtà davanti a noi ce un vero e proprio idiota. Io odio la categoria door selector. Si credono questa ceppa leppa solo perché sono lì, e il loro mestiere è semplicemente quello di sottolineare un nome dalla lista e metterti un fottuto timbro sulla mano. Voglio dire anche Laura Scimone sarebbe capace di farlo in meno di 10 secondi.

Ma lui no. Lui non ha capito il nome. Per cui glielo devo ripetere per ben tre volte di seguito. Una volta trovato il mio nome, esita e si mette a chiacchierare con il suo collega delle tessere. Poi, immancabilmente, deve fare il provolo con due che sono più femmine di me e mia madre insieme e più checche di lui e tutta la sala pop del piano di sopra. E io sono ancora lì in attesa che mi venga detto cosa stracazzo devo fare della mia esistenza. Allora, morto di freddo e pronto a mandarlo a fare in culo in diretta decido che ne ho abbastanza e faccio un passo avanti andandomi a prendere quello che mi spetta, ovvero circa un milione di movenzedannatamentepop. Ma lui rinsavisce, torna in se stesso e mi blocca, “Ma scusa, dove vai? Aspetta qui”.

Decido di restare calmo, in fondo già l’anno scorso hanno tentato di buttarci fuori. E faccio spallucce. Finalmente dopo che è stato 87 minuti a fare la checca il tipo si riprende e fa passare Ga, ci mette il timbro e ci apre il passaggio, anche se io gli sottolineo che ne siamo dieci e lui finalmente si rende conto che è ora di guadagnarsele quelle 30 euro. Sempre se gliele danno. Ma io sono già altrove. Pago la mia entrata e una marea di note musicali, movenze e sorrisi si impadronisce del mio essere. Sono tutto in un secondo un vampiro, dall’aspetto e le movenze dannatamente pop ed ho voglia di prender parte ad un pomicio party. Giusto il tempo di consegnare le giacche e di prendere un drink. E siamo già al secondo piano a sculettare e a far lezioni.

Le tracce scelte sono una meglio di un’altra, le movenze sono dannatamente pop e anche i tipi che ci circondano sono mostruosamente scopabili. L’alcool mi entra in circolo e la mia micro vescica da 33 cl si riempie in un batter d’occhio, al punto che non resisto e devo andare al bagno. Bagno che essendo l’anticamera della darkroom ne ha preso i connotati ancora di più. E’ tutto fottutamente buoi, e per pisciare devo farmi luce con il cellulare. Che palle. Ma il dramma è sempre dietro l’angolo, e io lo avevo rimosso per colpa di quell’alcool che mi riempiva la piccola circolazione. Ovviamente, mi imbatto in un mio contatto messenger. Lui è il giornalista, ha la mia stessa età, e devo ammettere che vagamente mi ricorda la Polpetta.

Ha la panzetta, gli occhiali e uno spiccato senso dell’umorismo. Che forse mi affascina più di ogni altra cosa. Io faccio finta di nulla. Auspico nella forza del mio make-up, ma è tutto inutile, lui mi riconosce e mi accalappia immediatamente. “Finalmente ci si vede, sono mesi che fai il fuggiasco su Msn, ora siamo qui uno di fronte all’altro!”. Sbaglio o tutto ciò mi suona di minaccia? Il giornalista però ignora chi io sia. Io sono Annabelle Bronstein, ma prima ancora sono un vampiro e un ragazzo dannatamente pop. Decido di essere acidulo e anche saccente, se lo merita. “Bè. Ti ho invitato almeno tre volte, ma tu avevi sempre una scusa per evitare di vederci. Scusa ma poi la palla passa a te. Io aspetto e ti sto ad aspettare che tu faccia qualcosa…Erro?”. Tiè. Beccati questa.

Lui non sembra essere toccato dalla mia affermazione. Anzi, rilancia. “Dai stasera allora vieni a dormire da me, sto qui vicino, stiamo insieme tutta la notte e domani te ne torni a casa!”. Eh chi diavolo sono io, il primo che te lo dà così? Mi spiace tesoro, ma per quel che mi riguarda oramai bisogna meritarselo. Declino con rigore l’invito, e sorrido. Sono pur sempre un mostro, ma con il giusto brio e la giusta ironia. Lui se ne dispiace, ma neanche tanto. Al punto che si sente autorizzato da dare quel famoso pomicio party a cui volevo autoinvitarmi e mi ficca la lingua in gola. Bravo. Più due punti. Quello che volevo. Lo scopro un ottimo baciatore dall’alito più che profumato. Queste due caratteristiche mi conquistano e jè do de pomicio.

Dopo quasi venti minuti di questa festa privata, mi rendo conto che è il caso di darci un taglio, la carne oltre che tanta è debole, e io potrei approfittare di qualche pertugio buoi e intimo per farne di bendonde peggio. Ma non è questo il momento giusto. Tra l’altro la sua erezione negli slip è invadente e sempre più provocante. Ma io, non so come, trovo le forze di dare un freno a quella lingua che la sa davvero lunga. Invento di aver ricevuto un sms e che devo assolutamente raggiungere gli altri. Lui se ne dispiace, veramente, ma ha avuto quel che voleva. E anche io. Ci salutiamo e concludiamo con un “vediamoci in settimana”. Io annuisco, anche se non so davvero se in realtà sarà così.

Raggiungo gli altri, e il mio drink quasi finito viene rinforzato da vodka. Il mio amico Pop ha una fiaschetta piena zeppa di un intruglio fatato, e io ne faccio volentieri una sorsata. Da lì in poi i ricordi sono vaghi. Mi ricordo di pagliacci, vampiri, uomini lupo e molte lesbiche. So soltanto che dal centro pista siamo finito vicino la consolle intorno a un palo da lap che abbiamo rotto dal soffitto. Ci siamo soltanto saliti in quattro su ad ancheggiare come sedicenni bionde e ubriache. Decidiamo che alle 4.30 è ora di archiviare la serata con un 7+, di prendere ciò che rimane di noi stessi e tornarcene a casa. E così, dopo movenze dannatamente pop, vodka lexotan e baci a fiumi siamo finalmente soddisfatti di una serata. Perfetto direi.

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