lunedì 22 marzo 2010

La saggezza di mia Nonna



Nell’ultimo mese diverse volte ho pensato che avrei ucciso Annabelle Bronstein. Ma credo di essere arrivato a un buon compromesso. Lo solo torturata per quasi tre mesi. Istigata. E cercata disperatamente dentro di me perché l’avevo persa. Oramai credo che si tratti di marzo. Ogni anno a marzo c’è sempre qualcosa che in qualche modo mi fa stare nervoso o in tensione. E anche questo marzo non è stato da meno. Escludendo le mie performance teatrali che sono andate benissimo, da dopo l’ultimo spettacolo vivo come se io non controllassi più nulla di ciò che mi è a attorno. Ascolto le persone che mi parlano ma le parole non mi entrano in testa.


Tutto rimane sospeso. Vedo qualsiasi cosa materializzarsi e rimanere fuori di me. E non capisco il perché. Ho passato venti giorno ha torturarmi le meningi a chiedermi cosa fosse che mi mancava. Cos’era quella cosa che un attimo prima c’era e un attimo dopo puff, sparita. Non riuscivo a materializzarlo. Era Annabelle Bronstein, probabilmente. O meglio, il mio mood migliore. Quello sempre brillante, come dico io. Il lato più allegro e scanzonato. Quello fatto di movenze pop, e di Valalas. Purtroppo se n’era andata. E nonostante io organizzassi aperitivi in centro e serate in disco per ritrovarla, lei non tornava.


Ho pensato anche di mettere un annuncio tipo su Porta Portese, “Cercasi Annabelle Bronstein disperatamente”. Ma poi ho lasciato perdere. Dovevo capire da me perché se n’era andata e come dovevo fare per farla tornare. E mentre ci pensavo e mi aggrovigliavo il fegato per capire, ecco materializzarsi la risposta davanti ai miei occhi. Il computer. O meglio, quello che c’è dentro. Ancora meglio. Msn. E una barra rossa su un contatto. Quella barra rossa aveva escluso una persona, ma anche Annabelle. Il non sentire più quella persona mi aveva messo addosso un’ansia e un’insicurezza assurda. E avevo promesso a me stesso di lasciarla lì.


Non potevo tornare indietro. Quel contatto doveva rimanere lì, ma bloccato. In maniera del tutto voluta mi sono imposto di non parlarci più né tanto meno rispondere ai suoi commenti inutili e senza senso su faccialibro. E me lo sono imposto perché dietro quel contatto, per me, una persona non c’era e non c’è mai stata. Mai. Neanche la volta che ci siamo visti l’ho sentito presente. E questo perché mentre io mi preoccupavo di riposizionare l’asse del mio universo verso di lui, lui posizionava il suo verso quello di un caro amico, creando scompiglio e amarezza. E quanta amarezza non potete neanche immaginarlo.


E’ stata così tanta che Annabelle è scomparsa. E io non sono riuscito più a trovarla. Credetemi ho provato di tutto. Il sesso usa e getta, lo shopping compulsivo, il trucco pesante e le passeggiate in centro alla ricerca di qualche bonone. Nulla. Annabelle non c’era. Il problema era accettare la perdita e provare in qualche modo a vedere se Annabelle voleva scendere a patti. Ed ho patteggiato con lei. Le ho promesso di lasciar perdere quel ragazzo lì, e di ripartire da capo, ancora una volta. In fin dei conti cos’era per me? Valeva più lui che lei? Valeva più lui che io? Valeva più lui e i miei amici? No. No. No. E ancora un sonoro no. Ho deciso di mandarlo a cagare.


Ma non potevo farlo se fossi rimasto ancora a Roma e davanti quel fottuto e maledetto computer. Così giovedì ho fatto la valigia, ho messo la benza e sono partito con direzione casa. Abruzzo. Chieti. Teate. Lo so, ho avuto fegato. Ero partito con l’assoluta certezza di fare una sorpresa ai miei e di pensare e riflettere. In macchina mentre guidavo pensavo anche a come poter dire a mia padre e mio padre del mio interesse verso il sesso maschile. E giuro che per quasi 95 km ero convinto. Ma arrivato a casa, mi sono reso conto che non ero ancora pronto. Che non potevo esplodere, dire quel che ero e poi ritornarmene a Roma.




E poi il fatto che mio padre abbia già avuto tre infarti e diverse operazioni al cuore, mi ha subito fatto pensare allo Scamarcio di Mine Vaganti e mi è venuto il cagotto alla sola idea che il quarto infarto lo avessi potuto provocare io. Per cui niente. Ho lasciato perdere. Ma non ho lasciato perdere affatto la voglia di dimenticare quel ragazzo di cui sopra. Dovevo assolutamente trovare il modo di eliminarlo, così ho fatto un bel respiro e sono andato da mia nonna. Lei è l’unica che pensa sempre a me. E io con lei ho sempre parlato di tutto. Mia nonna è talmente saggia, che lei nelle orecchie ha saggezza e non cerume.


Così appena arrivato da lei, mi ha subito fatto sedere e mi ha dato il succo di frutta che fa lei, e mi ha guardato. Io ho cominciato a piangere e lei incredula e spaventata si è avvicinata e mi ha abbracciato e baciato. Mi ha stretto forte e mi ha chiesto se avevo combinato qualche danno. Io le ho sorriso e ho fatto spallucce e le ho detto che ero triste per una persona che non mi cacava neanche di striscio. Lei mi ha guardato, ha aggrottato il sopracciglio e ha preso un bel respiro. Poi ha detto quasi tutto d’un fiato in un dialetto comprensibile a tratti: “C’è bisogno che piangi per qualcuno? E poi, hai visto lo specchio?”. E io penso, oddio mo che c’entra qui lo specchio????


Lei mi prende e mi porta in corridoio davanti lo specchio. “Li vedi i miei occhi?”. E io, certo che li vedo, sono lì. “Lì vedi? Sono occhi arzilli perché sono felici di vederti. Li vedi i tuoi? I tuoi sono tristi. E se hai gli occhi tristi nessuno si innamora di te. Quando ti piace qualcuno, devi far vedere gli occhi allegri e poi non devi mai dimenticarti di quello che sei. Se no, solo rimani! E ridi. Che quando ridi, sei bello. Poi questa persona non ti fila? Bè il peggio è tutto suo. Pensa soltanto che non saprà mai quello che si è perso”. Ovviamente il tutto è stato tradotto per una perfetta comprensione.


In quel momento, esatto, le parole più ovvie mi sono entrate in testa e si sono rese comprensibili. Tutti i problemi di comprensione che avevo si sono immediatamente risolti e mi hanno fatto vedere la cosa per quello che è. Ovvero una gran perdita di tempo stare a struggersi per uno che non ti caca. Ecco cos’è. Mia nonna con quattro semplici parole in una lingua sconosciuta aveva chiarito ogni mio dubbio e mi aveva rifatto vedere per la prima volta in tre mesi quasi il bicchiere mezzo pieno. E il bicchiere stavolta era davvero mezzo pieno. Ritornato l’indomani a Roma ho ricominciato a nutrire Annabelle che giaceva lì nella mia stanza quasi in fin di vita.


Ed eccola finalmente, riprendersi il posto che le competeva. Annabelle si era di nuovo impossessata di me, e aveva ripreso a farmi sorridere. E seduto di nuovo davanti il pc non ho avuto paura, non ho avuto remore ed ho sbloccato il contatto per lasciarlo libero di non potermi più trarre in tentazione. Non l’ho cancellato, e credo che io non lo farò mai, ma non ho più nessun problema a vederlo in linea e a riuscire a non scrivergli nulla. Niente. E senza sentirmi depresso da divorare tre Kinder Pinguì, una busta di patate Le Contadine alla Paprika, una lattina di Coca Zero, una mozzarella e un etto e mezzo di prosciutto crudo. Tutto di seguito. NO.


Finalmente ero forte, forte di poter mandare a cagare quel contatto e impedirgli di entrare di nuovo nella mia testa. Per questo mi sono sentito una mina vagante. Per questo per venti giorni non ho scritto nulla. Per questo ho evitato di aprire questo duro capitolo. Perché mi faceva male. Ma la cosa assurda è che ho passato tutto l’inverno a pensare che lui potesse essere davvero una persona importante per me senza averne mai avuto la reale e tangibile percezione. E quando me ne sono reso conto intanto si era fatta primavera. E con questo che voglio ricominciare. Adesso è primavera e Annabelle è finalmente tornata. A farne di bendonde. Ovviamente.

9 commenti:

  1. Che bello tornare a leggerti. Ma tu guarda che culo, una volta che la connessione mi prende in questa città desolata tu pubblichi un bel post.
    E io lo leggo. E mi rendo conto che la mia situazione è merdosa quanto la tua, cazzo! Solo che io non ho le palle per rendermi conto di come mi stia distruggendo pensando a questo soggetto defecato da una diarrea.

    Magari se lo rileggo ancora il post mi rendo conto che devo buttarmi tutto alle spalle, è pur sempre un anno che è iniziata tutta la mia sfiga. Devo riniziare.
    La primavera mi porterà bene :)

    Daniele

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  2. Annina, io e te: presidentesse del club dei cuori infranti <3

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  3. forse saranno i deliri della febbre alta che non mi abbandona da tre giorni, ma hai scritto proprio un bel post cara Annabelle.
    Quello che hai capito tornando a Chieti te lo abbiamo detto tutti per mesi, ma se lo dice La Nonna e come lo dice La Nonna è tutta un'altra cosa e l'importante è che tu ABBIA CAPITO. C A P I T O . CC AAA PPP III TTTT OOOO.
    Bene se la febbre non mi ucciderà ci rivedremo.
    Per il momento addio
    Guy

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  4. Cara Annabelle bronstein è piacevole tornare a leggere i tuoi post,mentre leggevo non riuscivo a credere che una persona così forte, sicura di se e intraprendente e che da consigni giusti potesse passare periodi di ombra, e pensando ciò mi è venuta in mente una risposta che mi dasti tu proprio trfamite il post di gennaio:"Tutti abbiamo momenti no, e periodi meno felici. Ma non devi assolutamente arrenderti."non mettere mai in un angolo annabelle B. lei è una protagonista e assolutamente padrona della scena. e poi come dice sempre: se sei single il mondo è il tuo buffet personale... brinda ad una ritrovata A.B. e in bocca al lupo. saluti N.

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  5. La consapevolezza dell'essere forte credo che tu l'abbia sempre avuta! E' solo che ti sei lasciato stordire dagli eventi, dalla problematica, oggettiva, del rifiuto. E' stato questo che ti ha reso vulnerabile e privo di autostima!
    L'Annabelle che ci piace è racchiuso in questo BELLISSIMO post! Con la sua ironia, pazzia, voglia di fare e con tanto tatto nel raccontare avvenimenti come questi! Sono la tua 1# fan!
    Continua così e se ci saranno altri momenti NO, con così tanto sconforto, l'unico consiglio che posso darti è... di riandare da Nonna! ;)
    Un Caloroso Abbraccio!

    Tora Chiki

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  6. Grazie N. e grazie Tora Chiki. Mi fa iacere che si pensi che Annabelle si forte. Forse lei lo è. Ma io sono solo una semplice ragazza che chiede di essere amata. Citazioni a parte, i momenti no servono quanto i momenti si. Ci fanno crescere, e a me personalmente mi servono a rimanere con i piedi per terra. Di questo cè bisogno. Di gente che si renda conto che non sono tutti Megan Gayle. Ovvero che il mondo giri intorno a loro. E questo io l'ho capito, e da tanto. Cmq grazie per i bei commenti che lasciate. E si, Annabelle è tornata. ;)
    kiss

    AB

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  7. Quanti errori d grammatica :/

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  8. Lo so. Ma credimi. E' tutto voluto. I sentimenti, non sono mai precisi, e io scrivo di getto. Cerco di correggermi, ma fino a un certo punto. Non mi va neanche troppo. Se leggi i miei post trovi una marea di errori. Ma Annabelle è così, fottutamente stronza, fottutamente sgrammaticata, fottuttamente vostra. ;)

    AB

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  9. Ciao Annabelle, sono entrato a conoscenza del tuo blog per caso (Google docet)...e devo pregarti che se non hai scritto un libro di farlo perchè sei bravissima a scrivere :)
    Stò leggendo i tuoi post sparsi qua e là...senza seguire un ordine cronologico...certo questo manderà il mio cervello in corto circuito nel tentativo di trovare un filo logico...ma non importa XD
    Quando sono giù di morale leggo i tuoi post così "appassionati" che mi dimentico di quello che ottenebrava la mia mente. Grazie :)

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